Fonte: Corriere della Sera
di Antonio Ferrari
L’orrore per il brutale assassinio della povera ragazza pakistana Saman, tagliata a pezzi dai familiari. Il coraggio e la promessa che mi fece l’ex premier Benazir Bhutto, poi ammazzata dagli estremisti musulmani
Ho seguito costantemente per mesi prima la sofferenza poi il feroce assassinio di una ragazzina, Saman Abbas, a Novellara, provincia di Reggio Emilia. La povera Saman è stata uccisa e fatta a pezzi, poi probabilmente gettata nel vicino fiume Po, perché si era ribellata al vergognoso matrimonio del disonore con un parente orrendo. Voleva essere libera, la piccola pakistana, ma dovette sfidare le atroci regole del suo Paese musulmano estremista, dove chi rifiuta la volontà della famiglia viene ammazzato selvaggiamente. Questa è la storia, che si arricchisce ora di importanti novità. Lo zio di Saman, ritenuto la mente del delitto, era scappato in Francia. La polizia transalpina, su segnalazione dei nostri carabinieri, è riuscita a rintracciare il 33enne Danish Hasnain, che viveva in un appartamento nel nord della capitale transalpina, sicuro di godere di piena libertà. Danish, come ha raccontato magistralmente sul Corriere della Sera il nostro Alessandro Fulloni, è stato tradito da un neo sul viso. E ora, in manette, attende la sua estradizione per Reggio Emilia dove, si spera ardentemente, sarà ospite per decenni nelle nostre carceri. A parte l’ammirazione per gli investigatori italiani e francesi per l’eccellente risultato raggiunto nel nome della collaborazione più limpida, è ora che si muova duramente la politica. Non si può assistere a crimini orrendi, come quello di Saman, una ragazza che voleva giustamente la propria libertà, e non reagire con asprezza e determinazione a livello politico, utilizzando tutte le armi possibili. Conosco un poco il Pakistan, che appartiene al grande Medio Oriente, ma so molte cose dell’inciviltà e della ferocia di quel Paese. Ne parlai anni fa con l’allora primo ministro Benazir Bhutto, che poi sarebbe morta in un brutale attentato. Lei mi disse, in un ristorante di Davos, che avrebbe fatto l’impossibile per difendere tutti, a cominciare dalle prime vittime, cioè le donne. Purtroppo la realtà è stata ancora più feroce. E allora, nel nome della dignità, è bene alzare la voce, gridare il proprio sdegno contro tutti i dittatori che per ora infestano il mondo. Non si può non fare pressioni durissime sul dittatore egiziano Al Sisi, regista del brutale assassinio di Giulio Regeni e feroce con il povero Patrick Zaki, strappato alla famiglia e all’Italia dove studiava ed era felice. Basta. Non ne possiamo più anche dell’infingardo e falso Presidente dittatore turco Recep Tayyip Erdogan. Personalmente, avendo girato il mondo per il Corriere della Sera, sono per lottare apertamente e a voce altissima per il trionfo della verità, anche se viviamo in un mondo di servi e di quaquaraqua, pronti a vendersi per molto meno di 30 denari, oppure vecchi arnesi della nostra professione, incapaci di capire che tutto sta cambiando, e facilitando con il silenzio-assenso o con dichiarazioni vigliacche- chi sostiene che il passato e la memoria non interessano più nessuno. Io dico fortemente e con voce rabbiosa: Basta! Per fortuna non c’è e non ci sarà mai più il golpista Donald Trump, e ora negli Stati Uniti hanno scelto un presidente verticale e per bene, come Joe Biden. Che guida la riscossa politica e morale con calma e determinazione. Coraggio, presidente Biden. Siamo con lei.