Fonte: La Stampa
di Paolo Baroni
Gli over-50, finora trattenuti al lavoro grazie alla legge Fornero, perdono posti. Per i ragazzi il dato migliore da cinque anni. E per gli autonomi si apre una voragine
Fino a ieri il problema erano i giovani che non trovavano lavoro soprattutto a causa dei troppi over 50 trattenuti in servizio per colpa dell’innalzamento dell’età di pensionamento. Adesso, in base ai dati diffusi ieri dall’Istat, la situazione si ribalta: da un lato, infatti, la disoccupazione giovanile scende e segna un nuovo minino al 34,1% (0,4 punti in meno rispetto a febbraio, il livello più basso da febbraio 2012); dall’altro si registra un vero e proprio boom di disoccupati con più di 50 anni, ben 567 mila a marzo, 59 mila più di febbraio e ben 103 mila in più rispetto al 2016. È la prima volta dall’inizio delle serie storiche (2004) che ci sono più disoccupati nella fascia over 50 che tra i 15-24enni (524 mila). Secondo l’Istat l’aumento dell’indice di disoccupazione all’11,7% che si è registrato a marzo è dovuto soprattutto ai lavoratori più anziani il cui tasso di occupazione cala di mezzo punto mentre tra i giovani sale di 0,4.
Effetto ammortizzatori
Cosa sta succedendo? Secondo i sindacati paghiamo l’atteso, e soprattutto temuto, effetto della riforma degli ammortizzatori sociali. La fine della mobilità, sostituita da fine 2016 dalla Naspi, in questa fase finirebbe col produrre nuovi disoccupati. E per questo ieri Carmelo Barbagallo della Uil ha ricordato che i sindacati hanno chiesto da tempo al ministro del Lavoro Giuliano Poletti di aprire una discussione sugli ammortizzatori sociali. A suo giudizio «bisogna ragionare su nuovi strumenti che tengano conto del territorio di residenza e dell’età della persona che perde il lavoro per evitare che si arrivi, soprattutto per i più anziani, al disastro sociale. Con migliaia di persone lontane dalla pensione e senza la speranza di trovare un lavoro».
Indipendenti in affanno
Un altro dato viene invece segnalato da Confcommercio, che segnala le crescenti criticità che si registrano anche sul fronte del lavoro autonomo. Giusto lo scorso mese questo comparto ha perso ben 70 mila posti a fronte dei 63 mila guadagnati dai lavoratori dipendenti (41 mila permanenti). Secondo Francesco Seghezzi, direttore della fondazione Adapt, a determinare questa situazione «è un mix di cause. Ma alla base c’è sicuramente un indebolimento dell’effetto Fornero». Il boom fatto registrare negli ultimi anni dagli over 50 sarebbe insomma stato determinato più dall’allungamento dell’età pensionabile che da nuove assunzioni, «effetto che era destinato ad esaurirsi come pare stia avvenendo». Gigi Petteni della Cisl sostiene che «è sbagliato creare contrapposizioni generazionali» e fornisce tutt’altra lettura. A suo parere il problema della disoccupazione giovanile non può essere derubricato, visto che i disoccupati con meno di 35 anni sono pur sempre 1,4 milioni.
Giù gli inattivi
Il resto del bollettino Istat ci consegna una situazione in chiaroscuro: l’asticella della disoccupazione sale di 0,1 punti su febbraio a quota 11,7% (mentre in Europa è stabile al 9,5%), i disoccupati si assestano a quota 3,022 milioni (+41 mila su febbraio e +88 mila sul 2016), mentre il tasso di occupazione è stabile al 57,6% (+0,6 sul 2016). Come sempre maggioranza e opposizione danno una lettura contrapposta della situazione. Il ministro del Lavoro da parte sua sottolinea innanzitutto i dati più positivi: 734 mila occupati in più e 266 mila disoccupati in meno sul 2014, 24 mila giovani occupati in più in un mese e ben 9,2 punti di disoccupazione giovanile in meno rispetto a 3 anni fa.