22 Novembre 2024

I sindacati uniti esultano per l’accresciuta partecipazione, anche se cala la percentuale di lavoratori in sciopero. Governo compatto: «La maggioranza sarà unità»

La Francia torna in piazza. Come il 19 gennaio, come nel 2020, nel 2010, nel 2003, nel 1995: sempre contro la riforma delle pensioni. La partecipazione è stata più elevata rispetto alla precedente giornata di proteste, e non solo in base alle stime dei sindacati, quest’anno uniti per la prima volta dopo 12 anni.
La riforma delle pensioni piace poco ai francesi, consapevoli della necessità di semplificare un sistema inutilmente complicato, ma contrari decisamente sia all’aumento dell’età legale – quella che permette la pensione piena, suscettibile però di essere aumentata se si continua a lavorare – sia dell’incremento dei contributi sociali.

La partecipazione
La partecipazione è apparsa alta anche nei numeri ufficiali. A Parigi sono scese in piazza 87mila persone, contro le 80mila stimate per il 19 gennaio (500mila contro 400mila per il sindacato Cgt); a Marsiglia 40mila persone, contro 26mila; a Nantes 28mila (contro 25mila); 25mila a Montpellier (15mila), ma anche in città più piccole. A Tolosa si sono contati invece 34mila manifestanti, da 36mila. «Una marea arancione!», ha scritto su Twitter Laurent Berger, segretario della Cfdt, uno dei grandi sindacati francesi.
Nell’amministrazione pubblica, l’adesione allo sciopero è stata inferiore al 19 gennaio: il 19,4%, secondo il ministero, contro il 28%. Un centinaio di comuni, compreso quello di Parigi guidato dalla socialista Anne Hidalgo, ha però chiuso i battenti, scatenando qualche reazione da parte del governo: «Confondono le loro convinzioni con le loro funzioni», ha detto un ministro al quotidiano Le Figaro.
Nella Edf, la società elettrica pubblica, gli aderenti allo sciopero hanno raggiunto il 40,3% in lieve calo dal 44,5% del 19 gennaio: la riduzione della produzione elettrica è stata quindi decisamente inferiore. Analogamente, alla Sncf, le ferrovie, la partecipazione si è fermata al 36,5%, dal 46,3%: ha circolato comunque solo un Tgv su tre e due Ter su dieci.

I momenti di tensione
Non sono mancati momenti di tensione, soprattutto alla testa del corteo parigino, dove erano scanditi slogan come «Flic, violentatori, bastardi» e «Acab», insieme a slogan anticapitalisti e anarchici. Alcune banche, in particolare, sono state bersaglio di tentativi di devastazione da parte dei manifestanti. Tra la folla, sono ricomparsi di nuovo i Gilets Jaunes, ma anche sostenitori della Frexit, l’uscita della Francia dalla Ue (malgrado gli insuccessi di Brexit, ormai riconosciuti da una maggioranza di britannici): è diffusa, nel Paese, l’idea che la riforma della pensioni sia voluta dall’Unione europea e non dettata dalla necessità di riordinare i costi della previdenza sociale (ma i giovani, secondo un sondaggio, ne sono ben consapevoli).
Non mancavano bandiere afghane, o palestinesi, mentre erano quasi assenti – almeno in testa al corteo – quelle francesi (una delle quali è stata bruciata a Lione). Tensioni si sono avute all’esterno del ristorante preferito di Emmanuel Macron, La Rotonde, protetto dalla polizia («Proteggono i ricchi», lo slogan dei manifestanti). La polizia ha lanciato gas lacrimogeni e granate di disimpegno, particolarmente pericolose.
Tranquilla invece la situazione nelle scuole, dove però la partecipazione è stata limitata. Non sono mancate le proteste soprannominate Robin Hood (Robin des Bois, in francese): sono stati bloccati una manciata di autovelox e diverse «migliaia» di contatori elettrici Linky.

La politica
Le reazioni politiche sono state un po’ diverse, rispetto alla prima giornata. Se il 19 gennaio il governo mostrava disponibilità all’ascolto, Borne ha assicurato, nel corso di una riunione con il partito presidenziale Rénaissance e i suoi alleati, che «la maggioranza sarà unita», proprio perché qualche crepa, tra gli stessi macroniani, si era manifestata dopo il primo sciopero. «Con questa riforma – ha continuato la prima ministra – ci si batte per salvare il sistema a ripartizione. Ci si batte per il nostro sistema sociale. Non ho alcun dubbio, neanche per un secondo, che la maggioranza sarà unità. Ha fatto quadrato attorno al presidente della Repubblica e al suo progetto».

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