20 Settembre 2024
Donne lavoro2

Donne lavoro2

Ogni giorno 6 milioni di studenti , due su tre, seguono le lezioni a distanza Le voci di chi è in smart working o va in ufficio grazie a nonni e baby sitter. Le acrobazie per conciliare tutto interessano sia le madri sia i padri I dati Istat: il tasso di inattività femminile nel 2020 è aumentato del 2,2%

Da lunedì scorso quasi sei milioni di studenti italiani (cioè due su tre) ogni mattina aprono il pc o il tablet e seguono le lezioni da casa. E i genitori?
C’è chi è riuscito ad organizzarsi grazie a nonni e babysitter e chi, invece, ha dovuto far spazio sulla scrivania. Compiti e interrogazioni da un lato, call e fogli Excel dall’altro.
Se lo chiedono tutti: il lavoro dei genitori (smart working compreso) e la didattica a distanza dei figli sono conciliabili?
Con difficoltà, e a farne le spese sono spesso le donne. In un sondaggio dell’Università Bicocca dello scorso agosto, il 65% delle mamme lavoratrici aveva risposto che lavoro e Dad sono inconciliabili. Alcune avevano anche ammesso che stavano pensando di lasciare il posto.
I dati Istat sono chiari: il tasso di inattività femminile è aumentato del 2,2% tra il 2019 e il 2020, a fronte, di un +1,6% maschile.
Le difficoltà, sia per le mamme che per i papà, sono molte. Abbiamo chiesto ai lettori di raccontarci come sono cambiate le loro giornate. Ecco alcune delle testimonianze raccolte.

Lavoro anche di notte
La colazione è il momento più solare della giornata, poi inizia la Dad.
Il più grande, 9 anni, è autonomo ma, spento il pc, la litania è sempre la stessa: «Mamma mi annoio». Il fratello di 7 anni alterna gioia a profondo sconforto. La più piccola, 4 anni, deve gestire da sola le giornate lunghissime.
Io lavoro in smart working 8 ore al giorno ma quello che non riesco a completare lo faccio di notte.
Mi sembra di aver perso tutto: come madre sono nervosa e sfibrata, come professionista caotica e raffazzonata, come compagna totalmente assente, come donna per lo più invisibile.
Francesca, 41 anni, Castano Primo (MI)

Vorrei licenziarmi
Sono un medico: esco alle 6,20 per andare al lavoro, non torno mai prima delle 19, spesso trascorro la notte in ospedale. Mio marito esce alle 8 e rientra alle 20,30. Mia figlia di 6 anni affronta la Dad in totale solitudine, mentre la tata bada al fratellino piccolo. Se ha difficoltà, si arrangia da sola perché nessuno può aiutarla. Stanotte piangeva: «Mamma, ti prego domani puoi stare a casa con me?».
«No amore, non posso, i pazienti hanno bisogno di me».
Ma anche lei ha bisogno di me, e come tante, troppe madri in Italia hanno già fatto, vorrei potermi licenziare per stare con lei.
Angelica, 36 anni, Milano

Pranzi impossibili
Sono un padre divorziato con due figli di 11 e 13 anni. Ci barcameniamo tra due Dad e call di lavoro in tre stanze diverse, pranzi a orari impossibili.
Agli approfondimenti e a dare aiuto ai nostri figli dobbiamo pensare noi genitori (che nel frattempo dobbiamo lavorare). Il più piccolo affronta quest’anno la prima media, il più grande l’anno prossimo dovrà andare al liceo: sono molto preoccupato per il loro futuro e per la mia impossibilità di aiutarli come dovrei.
Matteo, 49 anni, Zibido San Giacomo (MI)

«Mamma, aiutami»
Per me lo smart working è una fortunata realtà da diversi anni. Con la Dad, fine della pace.
«Mamma, il link non funziona», «mamma, il tablet è scarico», «mamma la connessione va e viene», «mamma, la maestra non mi sente».
La vedi sbucare alle tue spalle durante le call di lavoro, la senti con quella vocina timida che ti chiama sempre più forte mentre io magari sono impegnata in riunione. Mica è colpa sua, povera. Si stabilisce allora un piccolo regolamento interno: «Amore, mi chiami solo se senti che non sto già parlando con altre persone e bussi alla porta prima di entrare». A volte funziona, a volte no.
Chiara, 46 anni, Roma

E mio marito, che fa?
Ho una figlia di 8 anni in Dad e un lavoro da manager che per fortuna posso fare da casa. Ho anche un figlio, di 4 anni, che non fa Dad ma non può passare il suo tempo tra tablet e tv quindi qualcosa per intrattenerlo bisogna inventarselo.
Mi chiederete, ma c’è anche un padre?
Certo, e il suo lavoro chissà come mai conta più del mio. E ovviamente bisogna cucinare, lavare, stirare, pulire…
Il risultato è che lavoro male e il tempo che passo coi figli è della peggior qualità che ci sia. Mia figlia mi ha chiesto: mamma, perché lavori sempre? Le ho chiesto, perché non fai la stessa domanda a tuo padre? Ok, papà, perché la mamma lavora sempre? E ho detto tutto.
Carlotta, 37 anni, Milano

Insieme senza wi-fi
Due figli, una sola stanza, niente wi-fi. Per me, casalinga, la gestione degli spazi nel nostro piccolo appartamento è difficile: al mattino ci sono le lezioni, al pomeriggio i compiti e lo svago.
Che, non potendo uscire, si riduce spesso a tv e tablet, sempre nella stessa stanza.
Sandra, 39 anni, Pomigliano d’Arco (NA)

Noi genitori-squadra
Sono un papà in Dad: quella che esce per andare al lavoro è mia moglie mentre io resto a casa in smart working per seguire nostro figlio che fa la prima elementare.
Per organizzarci siamo partiti dal presupposto che noi siamo una famiglia e una squadra: ci aiutiamo, ci alterniamo e siamo in grado di sostituirci in tutto e per tutto.
Giovanni, 36 anni, Bari

Orari scanditi
er fortuna ho dei datori di lavoro comprensivi che mi hanno concesso di cambiare orario: lavoro dalle 6,30 alle 10,30.
La primogenita ha 8 anni e fa Dad dalle 8,15 alle 12,15.
La seconda ha tre anni, sto con lei dalle 10,30 alle 13.
Dalle 13 alle 15 torno al lavoro: la maggiore fa i compiti e la minore spesso mi chiede di essere tenuta in braccio o di giocare, anche mentre lavoro.
Siamo al sesto giorno di Dad ma la stanchezza da parte mia è già troppa.
Barbara, 42 anni, Bergamo

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