24 Novembre 2024

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Ma vanno convinte Parigi e Berlino. Spinta della presidente della Commissione Ue per avere più presenze femminili

L’ultimo Paese è stato il Belgio, che sta ancora negoziando la formazione di un governo dopo le elezioni legislative di giugno: ieri Bruxelles ha indicato come commissaria europea la ministra degli Esteri Hadja Lahbib, andando incontro così alle richieste della presidente Ursula von der Leyen di un nome femminile nel tentativo di bilanciare la presenza delle donne nell’esecutivo europeo. Adesso le caselle del puzzle sono complete. Ieri la Romania ha cambiato candidato e ha nominato l’eurodeputata Roxana Mînzatu al posto di Victor Negrescu.
Al momento quindi ci sono 10 donne, inclusa la presidente, su 27 membri ma la componente femminile potrebbe crescere ancora dopo le interviste con von der Leyen e dopo le audizioni con il Parlamento europeo, che tradizionalmente respinge sempre qualche candidato (nella scorsa legislatura tre). Gli «esami» da parte dei deputati delle commissioni parlamentari di riferimento passano da tre a quattro ore. La presidente dell’Eurocamera Metsola ha invitato von der Leyen a presentare la proposta di composizione del Collegio alla conferenza dei capigruppo dell’11 settembre. Questo per consentire poi l’assegnazione dei candidati alle commissioni parlamentari competenti in base al portafoglio per le audizioni. Le eventuali bocciature permetteranno a von der Leyen di negoziare altri nomi femminili. Secondo diverse fonti Ue sarebbe già in corso una trattativa con Malta che ha indicato il 34enne Glenn Micallef, funzionario pubblico che è stato a capo della segreteria del premier Abela.
Malta ha messo gli occhi sul portafoglio del Mediterraneo ma il curriculum di Micallef non è dei più prestigiosi, la maggior parte dei candidati sono ex ministri. Dunque optare per una donna di esperienza aumenterebbe le chance di successo dell’isola. Del resto è la strada seguita dalla Romania, dal Portogallo che ha optato per l’ex ministra delle Finanze Albuquerque (che guarda all’Economia oggi affidata a Gentiloni) e dalla Bulgaria, unico Paese che ha indicato, come chiesto dalla presidente, un uomo e una donna, ovvero l’ex ministra degli Esteri e della Giustizia Ekaterina Zaharieva e l’ex ministro dell’Ambiente Julian Popov. Sofia ambirebbe al portafoglio della Coesione, che è lo stesso a cui stanno puntando l’Italia e la Grecia. Secondo alcune fonti Ue le deleghe a cui starebbe pensando von der Leyen per Raffaele Fitto sarebbero la politica di coesione, con le due direzioni generali Regio e Reform, più la supervisione del Pnrr con la task force Recover, guidata da Celine Gauer, e la parte della Dg Ecfin che segue Next Generation Eu. Secondo la Welt, a Fitto saranno date la delega all’Economia e al Pnrr.
Sul tavolo per l’Italia ci sarebbe anche una vicepresidenza esecutiva, ma von der Leyen dovrà convincere Francia e Germania, visto che la premier Meloni ha votato contro la riconferma della leader tedesca ed è espressione di un gruppo — i conservatori dell’Ecr — che non fanno parte della «maggioranza Ursula». Gli altri vice esecutivi dovrebbero essere il francese Thierry Breton (Parigi potrebbe essere interessata all’Antitrust Ue con la Dg Competition per riscrivere le regole della concorrenza dopo le frizioni con Vestager, ma anche all’Industria e al Digitale), la spagnola Teresa Ribera (Madrid vuole guidare la politica climatica), il lettone Valdis Dombrovskis che anche in questa legislatura ha lo stesso titolo e lo slovacco Maros Šefcovic.
Altra vicepresidente, come d’abitudine, sarà l’estone Kaja Kallas che è Alto rappresentante Ue. Nella nuova commissione spariranno le vicepresidenze semplici, ci saranno solo le esecutive e saranno tutte abbinate a una direzione generale. Questo comporterà lo spacchettamento di alcuni di portafogli attuali, tanto più che la presidente ha promesso un commissario per la Difesa, uno per le Politiche abitative e uno per la Semplificazione (potrebbe essere Šefcovic). La nuova Commissione è spostata a destra, con 15 rappresentanti del Ppe (inclusa la presidente e nell’ipotesi che scelga la bulgara Zaharieva), cinque socialisti (anche se Šefcovic fa parte dello Smer, che è stato sospeso dal Pse), quattro liberali, uno dell’Ecr (Fitto), uno dei Patrioti (Várhelyi) e un indipendente.

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