Fonte: Corriere della Sera
di Sergio Rizzo
Fa rabbia confrontare la situazione deprecabile in cui versa la nostra edilizia scolastica con il vergognoso spreco di fondi comunitari. Altro che dare la colpa al patto di Stabilità
Assai arduo sostenere, come ha fatto ancora Matteo Renzi, che «è impensabile» veder crollare le nostre scuole «per la stabilità europea». Perché questa non c’entra proprio nulla con gli edifici scolastici che vengono giù come castelli di carte a ogni scossa di terremoto. Non è certo responsabile il patto di Stabilità se nel 2002 la scuola di San Giuliano di Puglia ha schiacciato una intera prima elementare: unico edificio di quel paese a crollare. Come non si può imputare ai rigori di bilancio imposti da Bruxelles il crollo della scuola di Amatrice, peraltro oggetto di un «miglioramento antisismico» giusto prima del terremoto del 24 agosto. Il presidente del Consiglio dovrebbe puntare piuttosto il dito contro la sconcertante indifferenza con cui il Paese tratta da decenni il proprio futuro. Già nel 2007 una indagine del governo di Romano Prodi aveva accertato che ben oltre metà degli edifici scolastici non era a norma. Proprio ieri Legambiente ha poi diffuso un rapporto sull’edilizia scolastica dal quale risulta che lo stato delle scuole nella regione Lazio, dove il rischio sismico è particolarmente elevato, risulta letteralmente disastroso. La provincia di Rieti, cui appartiene Amatrice, è al cinquantesimo posto fra tutte quelle italiane. La ragione? Pochi soldi, d’accordo, ma anche spesi male: con programmi eccessivamente frammentati e senza un coordinamento.
Una follia. Alla quale si è cercato ora di porre rimedio creando una unità di missione per gestire il piano da un miliardo e 680 milioni messo in campo dal governo. Di cui finora si è riusciti a impiegare 902 milioni. Quanto all’Europa, fa rabbia confrontare la situazione deprecabile in cui versa la nostra edilizia scolastica con il vergognoso spreco di fondi comunitari. Altro che dare la colpa al patto di Stabilità.