Un Pnrr con più risorse per transizione energetica e imprese. Ma meno capace di curare fragilità e diseguaglianze dell’Italia: così la revisione del Piano penalizza asili, sanità, periferie e territori
L’energia: incentivi alle aziende e un nuovo Ecobonus
Nel Pnrr entra un nuovo ricco capitolo, valore 19 miliardi, dedicato a sicurezza, transizione ed efficienza energetica. La declinazione italiana del RePowerEU, varato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, si affida soprattutto alle imprese nella convinzione che loro riusciranno a spendere tutti i fondi. E per tempo. Circa 2,3 miliardi sono per potenziare le reti di elettricità e gas, con progetti già definiti dalle grandi partecipate pubbliche, come il Thyrrenian Link di Terna, il doppio cavo tra Sicilia, Sardegna e continente, e un nuovo tubo di Snam che porti il gas dal Sud al Nord della penisola. Altri 6,3 vanno ad incentivi per la transizione verde delle aziende, per la gioia di piccoli e grandi industriali. Ce ne sono poi 4 per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e altrettanti per un nuovo Ecobonus al 100% che però sarà limitato ai redditi bassi. Aiuterà anche il settore dell’edilizia ad assorbire il ridimensionamento del Superbonus. Esce dal Pnrr invece l’utilizzo dell’idrogeno per ridurre le emissioni delle industrie più inquinanti.
Il welfare: penalizzata la medicina di base
Il capitolo Sanità è uno dei più indietro nella spesa delle risorse del Piano, tra costi lievitati fino al 66% e difficoltà ad avviare i cantieri. E dalla revisione del governo una parte degli obiettivi esce ridimensionata o rinviata. Vale, in particolare, per la medicina territoriale, di cui il Covid ha mostrato l’importanza: le case di comunità, le nuove strutture di assistenza primaria e prevenzione, fondamentali per anziani e fragili, scendono a 936 dalle 1.350 previste nella vecchia versione; gli ospedali di comunità da 400 a 304, puntando a ristrutturare edifici già esistenti; gli interventi antisismici sulle strutture sanitarie da 109 a 87. Daccapo, il governo assicura che i progetti saltati verranno recuperati con risorse “ordinarie”: si vedrà. Slitta di sei mesi, a metà 2026, l’obiettivo delle persone assistite in telemedicina e cambia anche il fascicolo sanitario elettronico, la cartella che dovrebbe contenere tutta la storia clinica dei cittadini: si inizierà con i documenti già digitali, escludendo la conversione di quelli cartacei.
Il territorio: escono dal Piano le aree più a rischio
Tra i progetti stralciati dal Pnrr, in gergo tecnico “definanziati” per problemi di costo o di realizzazione, spiccano quelli che riguardano la cura del territorio. Fuori dal Piano la metà dei fondi dedicati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, 1,3 miliardi di euro, proprio mentre l’Italia si scopre fragile di fronte al cambiamento climatico. Saltano 6 miliardi che erano stati previsti per interventi di resilienza e valorizzazione dei piccoli Comuni, oltre 30 mila micro progetti, molti dei quali per la messa in sicurezza di strade. Così come un totale di 5,8 miliardi per la rigenerazione di periferie e aree degradate dei centri maggiori, tra cui i “piani integrati” delle 14 città metropolitane i cui lavori andavano assegnati entro ottobre. La promessa del governo è che i progetti verranno finanziati con risorse nazionali o europee ordinarie, il timore dei Comuni è che finiscano su un binario morto. Capitolo infrastrutture: depennata la ferrovia Roma-Pescara e parti della Palermo-Catania; per il ministero si troveranno altri fondi.
L’istruzione: meno posti negli asili, universitari in doppia
Per quanto riguarda gli asili nido e le scuole dell’infanzia, finiti sotto il faro di Bruxelles, il governo stanzia altri 900 milioni con l’obiettivo di attivare un nuovo bando. È un tentativo di parare la possibile obiezione della Commissione secondo cui alcune delle nuove strutture non sarebbero davvero “nuove”, con relativo taglio delle risorse comunitarie. Ma non è detto che i fondi aggiuntivi bastino a confermare l’obiettivo di 265 mila posti in più, che potrebbe finire ridimensionato. Si riduce il numero di vecchi edifici scolastici da mettere in sicurezza, a causa dell’impennata dei costi, mentre al capitolo università, per centrare il target dei posti letto per studenti fuorisede, il ministero elimina il vincolo della stanza singola: si realizzeranno anche doppie. Tra gli interventi eliminati dal Pnrr ci sono anche 724 milioni di sovvenzioni per potenziare infrastrutture e servizi di comunità nelle aree interne e nel Sud. Salta anche la misura da 300 milioni per valorizzare i beni confiscati alle mafie.