18 Settembre 2024

RIFORME

Fonte: Corriere della Sera

Per maggioranza assoluta necessario attendere il nono scrutinio. Slitta voto in Commissione sul nuovo Senato. Giovedì pomeriggio il testo in Aula

Cambiano le regole per l’elezione del capo dello Stato. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato un emendamento al testo sulle riforme che modifica il quorum necessario ad eleggere il presidente della Repubblica spostando dal quarto al nono lo scrutinio nel quale è sufficiente la maggioranza assoluta. L’emendamento, presentato dal senatore del Pd Miguel Gotor, è stato approvato con il parere favorevole del Governo e dei relatori. Oggi l’articolo 83 della Costituzione stabilisce il quorum dei due terzi nei primi tre scrutini, mentre dalla quarta votazione basta la maggioranza assoluta. L’emendamento approvato prevede invece il quorum dei due terzi nei primi quattro scrutini, che scende ai tre quinti nei successivi quattro e infine si abbassa, dalla nona votazione, alla maggioranza assoluta dei «grandi elettori».

Cambiano i grandi elettori

Il testo approvato dalla Commissione modifica anche il numero dei grandi elettori: vengono cancellati, infatti, i tre rappresentanti di ciascun Consiglio regionale. Eleggeranno il capo dello Stato, quindi, i 630 deputati e i 100 senatori. Il senatore Gotor ha poi aggiunto che in aula presenterà un emendamento per proporre che anche i parlamentari europei vengano inseriti tra i grandi elettori che scelgono il Presidente della Repubblica.

800 mila firme per il referendum

Resta invariato invece il numero dei deputati. Non sono passate infatti in commissione le proposte che puntavano a ridurli. «Abbiamo esaminato l’articolo che riguarda il numero dei deputati e questo è rimasto invariato» ha confermato la presidente della commissione, Anna Finocchiaro. Sale invece dalle attuali 500 mila a 800 mila il numero di firme necessarie per proporre un referendum abrogativo. I relatori avevano inizialmente proposto un milione di firme.

Giovedì il testo in Aula al Senato

I relatori hanno inoltre presentato in Commissione l’emendamento che recepisce l’accordo fra maggioranza e Forza Italia in base al quale si stabilisce che i senatori non vengano eletti dai cittadini bensì dai consigli regionali in proporzione alla consistenza dei gruppi consiliari. Il voto finale della Commissione sul Senato non elettivo e sulle riforme slitta però da mercoledì sera a giovedì mattina, mentre nel pomeriggio, alle 16.30, il ddl approderà in Aula. Il voto sugli emendamenti inizierà il 16 luglio. «È un momento di grande responsabilità per tutti. I cittadini vedono finalmente una classe politica che decide» ha detto il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Restano però resistenze trasversali alle riforme con i senatori dissidenti di Forza Italia e Pd che potrebbero dare battaglia in Aula. E salta l’assemblea dei senatori di Fi con Silvio Berlusconi prevista per giovedì. L’appuntamento è stato spostato a martedì e dovrebbe coinvolgere i gruppi parlamentari di Senato e Camera.

Grillo all’attacco

Beppe Grillo attacca duramente il patto del Nazareno, siglato tra Pd e Forza Italia sulle riforme. «A pensar male si fa peccato e allora si pecchi senza freni – scrive il leader del Movimento 5 Stelle sul suo blog – il Patto garantisce che il notopregiudicato non finisca in galera e che possa sperare nella grazia. Garantisce inoltre che le aziende del notopregiudicato siano tutelate dallo Stato. Garantisce che il partito del notopregiudicato rimanga sotto il suo assoluto controllo con l’eliminazione delle preferenze. Insomma: il Patto è un salvancondotto per il culo di Berlusconi che in cambio garantisce il suo appoggio al governo e al disegno controriformista di Napolitano. Un suggerimento ai forzisti: vendetevi da soli, invece che farvi vendere dal notopregiudicato. Ci guadagnerete e non farete la figura dei coglioni» conclude Grillo

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