16 Settembre 2024

Taiwan è sempre sotto la pressione della Cina, che si intensifica. L’evento più recente si è verificato martedì, quando la Guardia Costiera di Pechino ha bloccato una barca di pescatori taiwanesi attorno alle coste dell’isola di Kinmen, non lontana dalla sponda della Cina ma parte di Taiwan

Intanto, a Oriente… Mentre l’Occidente si affanna a interrogarsi sul suo futuro, nel lontano Est del pianeta c’è chi lavora alacremente. In Europa e negli Stati Uniti, crescono le tensioni legate ai cicli elettorali — in Francia, nel Regno Unito, in America — mentre le guerre in Ucraina e attorno a Israele testimoniano la minaccia portata dalla Russia di Putin e dall’Iran degli ayatollah. C’è di che distrarsi. Infatti, passano in secondo piano gli sviluppi in corso nei mari cinesi. Taiwan è sempre sotto la pressione della Cina, che si intensifica. L’evento più recente si è verificato martedì, quando la Guardia Costiera di Pechino ha bloccato una barca di pescatori taiwanesi attorno alle coste dell’isola di Kinmen, non lontana dalla sponda della Cina ma parte di Taiwan. Fino allo scorso febbraio, i cinesi rispettavano il divieto di ingresso in quelle acque posto da Taipei ma da allora, dopo un incidente, hanno iniziato a pattugliarle regolarmente. A metà giugno hanno anche introdotto una legge che consente alla Guardia Costiera di abbordare le imbarcazioni in acque che Pechino ritiene sue, anche se ciò non è riconosciuto internazionalmente, e di fermare fino a 90 giorni gli equipaggi. La Corte Suprema cinese ha anche emesso le linee guida per le punizioni di chi è ritenuto colpevole di «atti criminali» che possono favorire l’indipendenza di Taiwan: fino alla pena di morte.
È una minaccia diretta all’isola, ritenuta da Pechino parte del proprio territorio. Più a Sud, navi della Repubblica Popolare contrastano sempre più spesso imbarcazioni filippine in acque del Mare Cinese Meridionale sulle quali Pechino accampa pretese non riconosciute dal diritto internazionale. In parallelo, la visita di Putin nella Corea del Nord aumenta la tensione nell’area. Oltre alla partnership strategica firmata con Kim Jong Un, Mosca ha concordato con Pyongyang l’apertura di un ponte che consentirebbe la realizzazione definitiva del «corridoio del Fiume Tumen»: una linea ferroviaria che andrebbe da Chita (Russia) in Mongolia poi in Cina fino ad arrivare sulla costa del Mar del Giappone, proprio sul confine tra Russia e Corea del Nord, aprendo la strada a quello specchio d’acqua anche ai cinesi che ora non ne hanno accesso. Putin, Kim e Xi Jinping non hanno preoccupazioni elettorali di cui curarsi: mentre l’Occidente conta i voti, gonfiano il petto e i muscoli.

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