Fonte: Corriere della Sera
di Danilo Taiano
La tesi dell’Economist, corroborata da numeri, grafici e analisi, è che le economie più ricche — quelle che sono studiate dall’Ocse — stanno vivendo una stagione non solo di alta occupazione e bassa disoccupazione ma anche di buona qualità del lavoro. Purtroppo, però, quel che è vero per i Paesi anglosassoni e per quelli dell’Europa del Nord è meno vero per l’Italia e per i Paesi del Sud europeo
La copertina della rivista Economist pubblicata venerdì scorso sta facendo onde alte nel dibattito tra politici ed economisti. Il titolo, decisamente sorprendente visti i tempi, è «Il grande boom dei posti di lavoro». La tesi, corroborata da numeri, grafici e analisi, è che le economie più ricche — quelle che sono studiate dall’Ocse — stanno vivendo una stagione non solo di alta occupazione e bassa disoccupazione ma anche di buona qualità del lavoro. «Lo Zetigeist ha perso contatto con i dati», commenta il settimanale. In effetti, la tesi va in direzione contraria alla conversazione pubblica che caratterizza lo spirito dei tempi. Purtroppo, però, quel che è vero per i Paesi anglosassoni e per quelli dell’Europa del Nord è meno vero per l’Italia e per i Paesi del Sud europeo. A cominciare dal tasso di occupazione, cioè dalla percentuale di occupati rispetto al totale della popolazione tra i 15 e i 64 anni. La media Ocse è il 68,6%, esattamente dieci punti in più del 58,6% dell’Italia (dati al quarto trimestre 2018).
Peggio fanno la Grecia (55,6%), la Turchia (51,5%) e il Sudafrica (42,6%) tra i Paesi Ocse. La Francia fa un po’ meglio (65,6%) ma sopra la media stanno gli Stati Uniti (71,1%), il Regno Unito (74,9%), la Germania (76,3%) per non dire dei Nordici. Importante: il tasso di occupazione femminile è salito, nell’area Ocse, da meno del 50% nel 1968 a oltre il 60% cinquant’anni dopo, livello massimo storico (gli uomini sono attorno al 76%). Se si guarda invece la disoccupazione, in Italia rimane alta, al 10,5% negli ultimi tre mesi del 2018, e si confronta con il 5,2% della media Ocse, con il 6,6% della media Ue a 28 Paesi, con il 7,9% dei 19 della zona euro e con Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania che sono sotto al 4%. Nel complesso dei Paesi avanzati, il tasso di disoccupazione è ai minimi dalla fine degli Anni Settanta. Molto spesso si sottolinea che i posti di lavoro al giorno d’oggi sono però poco stabili. In realtà, la media Ocse dei lavori a tempo determinato è pari all’11,2% del totale degli occupati dipendenti, quella dei Paesi del G7 all’8,1% (dati 2017). L’Italia arriva però al 15,4%. Il boom dell’occupazione, per quantità e qualità, indicato dall’Economist è reale per i Paesi più avanzati. L’Italia è invece eccentrica: da noi, dunque, la conversazione continuerà a essere in tinte fosche.