Quella dell’Off/On è una dicotomia interessante che torna sempre come una scorciatoia: la filosofia (corta) di una società spegni e accendi
Hai spento e riacceso? Anchenel caos del black out digitale che ha fermato mezzo mondo non è mancato il ritorno del consiglio disperato dell’era della tecnologia dell’informazione. Un riavvio come un breve sonno. Quasi una preghiera. Una micro pausa per transistor e processori che, chissà, in quell’attimo di sospensione magari sognano come nel racconto esistenziale di Philip K. Dick del 1968 che fece da traccia a Blade Runner: «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?». Il tema si presta ad ironie, scontate, ma anche a qualche considerazione filosofica già anticipata da Giulio Giorello: vale solo per le macchine o stiamo diventando una società spegni e riaccendi?
Quella dell’Off/On è una dicotomia interessante che a ben pensarci torna sempre come una scorciatoia: vuoto e pieno, zero e 1, pro o contro, successo o fallimento. Potremmo declinarla all’infinito srotolando i nostri stessi limiti gnoseologici. Peraltro è una via sostanzialmente contraria ai dettami di Calvino che vedeva nella tensione tra opposti un avvicinamento alla realtà. Le macchine hanno solo assorbito i nostri limiti. E ora ce li stanno propinando indietro: un giorno un antropologo del futuro scoprirà le email, le memorie magnetiche, le tracce di resilienza analogica e cercherà di capire se nella nostra stessa mente avessero preso forma dei «neuroni spegni-accendi», così come oggi sappiamo che la mente dell’uomo di Neanderthal si era adattata alla comprensione del mondo usando la bocca, come facciamo da bambini. La filosofia (corta) di una società spegni e accendi.