22 Novembre 2024
Economia Costruzione

Economia Costruzione

In arrivo il decreto Mims: aumenti per 54 materiali su 56. Altri rialzi di sei, sette punti per i prezzari Rfi. Il governo studia nuove misure, indicazioni nel Def. Buia: servono risposte subito, per l’intero settore gli aumenti valgono 10 miliardi

Prime certezze nella complicata (ma urgente) partita della revisione, più o meno profonda, del Pnrr. Per le sole opere infrastrutturali della Missione 3 (che in tutto vale 25,4 miliardi) gli aumenti dei costi maturati rispetto alle cifre indicate nel Piano ammontano già a 3 miliardi: 2,4 miliardi circa arrivano dai maggiori costi che dovrà sopportare Rete ferroviaria italiana sulle 19 gare in programma per il 2022 in seguito all’aumento dei prezzari di gennaio (con un aumento medio del 18% rispetto ai valori indicati nel Piano) mentre altri 500 milioni sono la stima per i maggiori costi relativi alle grandi opere già in corso.

Le fotografie dei rincari
Il primo numero arriva da un’elaborazione dell’Ance sui costi Rfi, che evidenzia come il totale del costo delle 19 opere passa da 13.218 milioni a 15.589 milioni; il secondo da una stima fatta dalle aziende appaltatrici impegnate nella realizzazione delle grandi opere già in corso (fra cui spiccano per livello di spesa le linee di Alta velocità del Terzo Valico, della Brescia-Padova e della Napoli-Bari). Se per far partire le nuove gare, Rfi potrebbe essere autorizzata a utilizzare altre risorse comprese nel contratto di programma già approvato, per evitare di chiudere i cantieri già aperti (con buona pace del Pnrr) servono urgentemente fondi integrativi e soprattutto l’approvazione di un meccanismo di revisione prezzi/compensazione/neutralizzazione dei nuovi costi capace di adeguare i prezzi delle opere in tempo reale (e con un meccanismo semplice allineato ai migliori standard europei e mondiali).

Opere Pnrr: già 3 miliardi di extracosti
La cifra di 3 miliardi di extracosti già maturati nel Pnrr è destinata comunque ad aumentare rapidamente. Anzitutto perché sta arrivando, nero su bianco, la certificazione governativa dei rincari. Il ministero delle Infrastrutture dovrebbe varare in settimana il decreto che accerta la rilevazione dei prezzi del secondo semestre 2021 rispetto alla media del 2020: le riunioni della commissione tecnica insediata al Mims ha evidenziato che 54 materiali su 56 hanno sforato la soglia dell’8% che fa scattare le compensazioni previste dalla legge e per molti materiali si toccano aumenti che si avvicinano alle tre cifre. La media aritmetica (non ponderata) del paniere degli aumenti dovrebbe viaggiare intorno al 36%. Dopo alcune durissime contestazioni per alcune rilevazioni “lunari” (soprattutto sui prezzi del bitume), sul risultato finale si registra ora una discreta convergenza fra Unioncamere, Provveditorati, Istat e rappresentanze delle imprese.

I prezzari di alcune grandi stazioni appaltanti
Il secondo fronte che dovrebbe registrare i più recenti aumenti dei prezzi dei materiali (per effetto della crisi energetica e della guerra in Ucraina) è un ulteriore aggiornamento dei prezzari di alcune grandi stazioni appaltanti, fra cui in prima linea, sul fronte Pnrr, c’è Rfi. La società conferma le indiscrezioni secondo cui, dopo l’aumento medio del 18% varato a gennaio, seguirebbe ora un ulteriore aggiustamento dei prezzi al rialzo dell’ordine dei 6-7 punti percentuali.

Nodo costi oltre il Pnrr
Ma c’è un ulteriore aspetto da considerare nella guerra dei prezzi dei lavori pubblici. Lo solleva l’Ance. «Non esistono – dice il presidente Gabriele Buia – soltanto le opere del Pnrr, ma tutto il settore è scosso dallo shock dei rincari».
Ai 3 miliardi di rincari sul fronte del Piano nazionale di ripresa e resilienza, andrebbero aggiunti quelli per le opere «non Pnrr»: per l’intero settore dei lavori pubblici si arriverebbe così a 10 miliardi di extracosti, dice l’Ance, 3 per i rincari del 2021 e 7 per quelli del 2022 (5,5 relativi a opere in corso e altri 1,2 per nuove opere). D’altra parte, i Sal (Stato avanzamento lavori) che si stima dovrebbero essere pagati nel 2022 ammontano a 33 miliardi: considerando un aumento medio del 20%, si arriverebbe appunto poco sotto i 7 miliardi stimati.

Buia (Ance): siamo al bivio
«Siamo al bivio – dice ancora Buia – perché ora davvero non è più possibile aspettare. Il governo sta valutando le misure di cui molte volte abbiamo parlato, per decidere se varare un meccanismo di revisione prezzi che adegui rapidamente i costi degli investimenti. Tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima faremo le nostre valutazioni perché, senza decisioni rapide, molti cantieri non potranno restare aperti». Buia si è incontrato anche con i ministri dell’Economia Franco e delle Infrastrutture Giovannini, nei giorni scorsi, per spiegare la situazione. Lunedì a Palazzo Chigi lo stesso premier Draghi ha ricevuto i due ministri. Già nel Def di mercoledì 6 aprile potrebbero essere contenute indicazioni precise su cosa il Governo intenda fare, per poi varare un provvedimento urgente.

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