16 Settembre 2024
Schlein Conte

Schlein Conte

Rimane l’incognita di una strategia che permetterà al Pd magari di ridimensionare nettamente un grillismo in crisi

C’è una doppia disgregazione in atto nelle opposizioni. Una, sempre più evidente e che sembra subire un’accelerazione, riguarda l’alleanza tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il loro progetto di Terzo polo si sta sfasciando a livello politico e parlamentare, minato dai protagonismi e dai magri risultati elettorali. Ma, seppure meno vistosa, comincia a intravedersi anche una diaspora strisciante di settori moderati nel nuovo Pd di Elly Schlein.
Al momento si tratta di segnali di malessere, seppure sottolineati da alcune defezioni. Quello dei contorni e dell’agenda del partito, tuttavia, sta diventando «il» tema dell’avversario principale della premier Giorgia Meloni e della sua destra. Il modo in cui la segretaria ha spostato il Pd su un versante radicale, con forti connotazioni sociali e movimentiste, toglie ossigeno al M5S di Giuseppe Conte: al punto da far vacillare la sua leadership dopo un voto locale nel quale i grillini non brillano mai.
Ma questo implicherà un’ostilità ancora più forte del M5S nei confronti della sinistra; e uno smarcamento accentuato in politica estera, tanto da portare i Cinque Stelle a un’equidistanza di fatto tra Nato e Ue, e la Russia. E renderà più incalzante la polemica grillina contro Elly Schlein, accusata già adesso di subalternità all’Alleanza Atlantica e agli Usa per il sì agli aiuti militari a favore dell’Ucraina. Per questo ha gioco facile chi, nei paraggi di Renzi e Calenda, sostiene che un’alleanza tra Pd e M5S è impossibile.
Il problema è che appare poco verosimile anche un approdo degli scontenti del nuovo corso nel recinto rissoso di Calenda e Renzi. Uscire da un partito che sta cambiando rapidamente pelle e identità ma mantiene al momento una sua consistenza, per approdare in un feudo dominato da due alleati-coltelli, non appare una prospettiva allettante. E pazienza se la lotta interna non ha ancora permesso di ritrovare un equilibrio tra le correnti del Pd. Il risultato è che non si vede una ricomposizione delle opposizioni. Piuttosto, si assiste alla loro disarticolazione progressiva. La confusione è così palpabile da rendere difficile anche una previsione su chi e come si presenterà alle Europee del 2024, su questo fronte. In teoria, il Pd non ha avversari come prima forza di minoranza. E il sistema proporzionale acuirà, in Elly Schlein come negli altri leader, la tendenza a giocare per sé. Ma rimane l’incognita di una strategia che permetterà al Pd magari di ridimensionare nettamente un grillismo in crisi nonostante l’estremismo pacifista. Non, però, di diventare un’alternativa credibile e dunque potenzialmente vincente sul piano politico.

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