21 Novembre 2024
ESTERI
Fonte: La Stampa
eco

Lo zar presenta il conto della crisi a Bruxelles: pronti a chiudere i rubinetti. Ultimatum dell’Ucraina ai filorussi: “Sgomberate subito i palazzi del potere”

Vladimir Putin ha presentato all’Ue il conto della crisi Ucraina coinvolgendo ufficialmente Bruxelles nel mancato pagamento dei 2,2 miliardi di dollari che Kiev deve a Mosca per la fornitura di gas. In una lettera inviata a 18 leader europei Putin ha avvertito esplicitamente che se Kiev non salderà il suo debito scaduto il 31 marzo Gazprom «sarà costretta a chiedere il pagamento anticipato per le forniture (in corso e future) e nell’eventualità di ulteriori violazioni delle condizioni di pagamento, dovrà completamente o parzialmente sospendere le forniture», e quindi tagliare fuori anche l’Ue. Si ripresenta quindi lo stesso scenario – stavolta però a inverno finito – delle crisi del 2005-2006 e del 2008-2009. In quegli inverni prima l’Ucraina `intercetto´ ` il gas russo diretto all’Europa, che passava e continua a passare sul suo territorio, consentendo poi a Mosca di chiudere i rubinetti puntando il dito contro i «ladri a Kiev» Nella lettera Putin aggiunge rivolto a Bruxelles che «la Russia è pronta a partecipare agli sforzi per stabilizzare e risanare l’economia ucraina» ma solo su «base paritaria», con l’Ue, ossia impegnando le stesse somme.

 

A RISCHIO IL GAS PER L’UE

Sul piano tecnico l’inquilino del Cremlino ha spiegato che per garantire il transito ininterrotto di gas all’Europa bisogna immettere nei depositi di gas ucraini 11,5 miliardi di metri cubi di gas che ai nuovi prezzi praticati dal primo aprile a Kiev da Gazprom (485,5 dollari per mille metri cubi contro i 285,5 dell’era Yanukovich) corrispondono ad ulteriori 5,5 miliardi di dollari.

 

L’ULTIMATUM DI KIEV AI FILORUSSI

In attesa di una risposta dall’Europa, sul terreno in Ucraina tutto è fermo in vista della scadenza, dell’ultimatum posto ieri dal governo di Kiev al ribelli filorussi che si sono asserragliati in alcuni edifici pubblici nei capoluoghi delle regioni orientali e russofone. Il presidente ad interim ucraino, Oleksandr Turchynov, oggi ha promesso l’amnistia ai separatisti filo-russi che occupano gli edifici governativi se deporranno le armi e metteranno fine all’assedio.

 

LA BATTAGLIA DIPLOMATICA

Sul fronte diplomatico le speranze, non alte, di una soluzione diplomatica sono riposte nel vertice ´a quattro’ di giovedì prossimo, 17 aprile, a Ginevra dove siederanno allo stesso tavolo gli emissari delle diplomazia russa e ucraina, con la mediazione di Ue e Usa. Intanto il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen da Praga ha ribadito che `conditio sine qua non´ per avviare un dialogo credibile con la Russia è che Mosca ritiri prima i circa 40.000 soldati ammassati lungo il confine orientale.

 

LE TRUPPE NATO AL CONFINE

Sul fronte “militare” la presenza Usa in Europa orientale è destinata ad aumentare ulteriormente con l’acuirsi della tensione in Ucraina. Il Pentagono a giugno porterà dai 12 attuali a 18 il numero di caccia-bombardieri F-16 schierati in Polonia. Operazione, insieme ai 10 caccia F-15 americani già in Lituania e ad un cacciatorpediniere Usa nel Mar Nero, che ha irritato Mosca. La Russia ha ricordato che lo schieramento delle truppe Nato vicino ai confini con la Russia costituisce una violazione degli obblighi internazionali della dichiarazione di Vienna” del 1997.

 

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