Se gli americani si apprestano a scegliere, salvo imprevisti, tra l’ottantaduenne Biden e il settantasettenne Trump, altrove i leader invecchiano sulla tolda e non c’è neppure la possibilità di sostituirli
Dieci anni fa i dieci Paesi più popolosi del mondo avevano soltanto un leader che superava i settant’anni di età: il premier indiano Singh. Oggi il «club dei magnifici anta» è al completo: dieci su dieci.
Gli ultimi due sono sulla soglia del potere. In Pakistan proprio questa mattina si è riunito il nuovo Parlamento, e il 72enne Shehbaz Sharif dovrebbe essere riconfermato premier, mentre il coetaneo Prabowo Subianto, ex generale, si appresta a giurare come presidente dell’Indonesia; nel 2014 il predecessore, l’ex mobiliere Yoko Widodo, era stato eletto all’età di 53 anni, l’età di Barack Obama a metà del suo secondo mandato.
Date di nascita alla mano, la ricognizione del «Wall Street Journal» è chiara. Se gli americani si apprestano a scegliere, salvo imprevisti, tra l’ottantaduenne Biden e il settantasettenne Trump, altrove i leader invecchiano sulla tolda e non c’è neppure la possibilità di sostituirli. In Cina e in Russia, è una questione autocratica oltre che anagrafica: quando Putin salì al potere aveva 47 anni, la stessa età di Aleksei Navalny al momento della sua morte. E Xi Jinping non ne aveva compiuti sessanta, quando ottenne il primo mandato presidenziale nel 2013. In Bangladesh Sheikh Hasina ha 76 anni e ha passato gli ultimi quindici sulla poltrona di primo ministro. Anche alcuni neo-eletti hanno i capelli grigi: in Nigeria il presidente Bola Tinubu il prossimo mese ne fa 72. Poi ci sono i redivivi: Lula ne aveva 58 quando arrivò a guidare il Brasile nel 2003, e vent’anni dopo è tornato al volante.
Un paradosso: il continente più vecchio del mondo è quello che mediamente ha i leader politici più giovani. L’Europa non è presente nel club dei dieci Paesi più popolosi, ma l’età al vertice è comunque più bassa. Guarda caso, il dittatore bielorusso Lukashenko compie 70 anni ad agosto e si è già fatto un decennio al comando. Questo per dire che conta più la libertà delle elezioni che l’età degli eletti. C’è chi dice che, grazie ai progressi del viver longevo, la vita cominci a 46 anni.
E allora evviva «i leader anta», a patto che siano democraticamente scelti.