20 Settembre 2024

Fonte: GreenMe

di Germana Carillo

“Invitadas”, “Ospiti”, ovvero che ruolo hanno avuto o non hanno avuto le donne nell’arte ufficiale. Il Museo del Prado di Madrid inaugura la sua prima mostra temporanea dopo il lockdown, un viaggio che rivendica il ruolo delle donne evidenziando l’ostilità con cui sono state trattate dal sistema artistico spagnolo nel XIX e all’inizio del XX secolo. Un ricordo del moralismo che condannò all’ostracismo artisti critici come Antonio Fillol o Aurelia Navarro.
“Invitadas – Fragmentos sobre mujeres, ideología y artes plásticas en España (1833-1931)” è il titolo del percorso di oltre 130 opere nei meandri di una riflessione sul modo in cui i poteri costituiti hanno trattato il ruolo della donna nella società attraverso le arti visive, dal regno di Isabella II a quello del nipote Alfonso XIII. Durante questo periodo, il Museo del Prado divenne un elemento centrale nell’acquisto e nella mostra di arte contemporanea e giocò un ruolo sostanziale nella costruzione dell’idea della moderna scuola spagnola.
E così oggi, questa mostra vuole essere un’analisi critica – come si legge su El Pais – dei temi che segnarono la vita di metà della popolazione in quel momento e, con essa, “l’idiosincrasia e i valori nazionali”. Dall’ampiezza di questa idea si copre una prospettiva specifica: quella dell’arte promossa dallo Stato, che ha premiato alcune immagini e ne ha respinto altre in base al loro carattere moralizzante.
La mostra, articolata attraverso episodi particolarmente significativi di quel determinato sistema artistico, genera un insieme di scenari su cui riflettere e analizzare alcune delle conseguenze più profonde di una mentalità condivisa. In tutti questi spazi le donne che compaiono sono raramente protagoniste del proprio libero arbitrio e raramente si trovano nei luoghi che desiderano; erano, appunto, solo Ospiti goffe sulla scena artistica del loro tempo.
Questo tour evidenzia anche l’impegno del Museo Nacional del Prado per la conservazione, lo studio e la diffusione delle sue collezioni nel suo desiderio di rendere visibili opere che non sono sempre disponibili al pubblico.

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