Fonte: La Stampa
di Alessandro Barbera
La fine del piano Draghi? “Uno stimolo ad andare avanti con la politica delle riforme”. Quando un problema è troppo grande per essere rimosso si fa di necessità virtù. Di qui a pochi mesi l’acquisto di titoli da parte della Banca centrale europea verrà meno, e allora la curva dei tassi invertirà la sua tendenza. Inutile negarlo: «Nei prossimi trimestri quel programma verrà meno, lo sanno tutti», dice il ministro del Tesoro. Se oggi un Btp decennale può essere venduto sul mercato a tassi molto bassi, domani il costo per servire l’enorme debito pubblico italiano salirà di qualche miliardo: più spese per il debito, meno per i servizi ai cittadini. Vero, «ci sarà qualche problema ma anche aspetti positivi». La speranza di Pier Carlo Padoan è che nel frattempo quell’effetto venga compensato dalla risalita dell’inflazione: l’aumento nominale dei prezzi abbassa il valore reale del debito.
La realtà è che gli svantaggi supereranno di gran lunga i vantaggi. Padoan lo sa, e per questo fa intendere che nella legge di bilancio non si potrà fare più deficit del previsto. Se lo facesse, il rischio che la fine dei tassi zero coincida con l’aumento degli spread coi Bund tedeschi è molto alta. «Come ha detto bene ieri Gentiloni, la Finanziaria non farà danni». Lo spazio di manovra «è limitato e gli interventi saranno selettivi».
Padoan conferma che in cima ai pensieri del governo c’è «l’occupazione giovanile». Cita il rafforzamento del reddito di inserimento per le famiglie povere, gli incentivi per l’innovazione, ma nemmeno una parola per il capitolo pensioni. Se il governo non cederà alla pressione dei partiti, la Finanziaria per il 2018 non sarà elettorale. Forse una cattiva notizia per il Pd, ma una buona notizia per il Paese.