21 Novembre 2024

Fonte: Il Sole 24 Ore

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Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan intervistato dal direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano

«Che ci facciamo con quel poco spazio fiscale che abbiamo a disposizione? Utilizziamolo in concomitanza con le riforme strutturali affinché il potenziale di innovazione del Paese sia sfruttato al massimo, anzi venga accresciuto, affinché la crescita potenziale sia più alta». L’invito arriva dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Roberto Napoletano durante la manifestazione “Viaggio nell’Italia che innova” promossa dal Sole 24 Ore e Confindustria a Bologna, in collaborazione con EY.

La ricetta? «Abbinare alle riforme la leva fiscale»
L’Italia, ha sottolineato Padoan, è «un Paese con enorme potenzialità di innovazione che spesso non riesce a tradurre». Compito del governo è allora quello di aiutare a sprigionare le energie “intrappolate”. E la ricetta, per il ministro, è quella già intrapresa: abbinare alle riforme la leva fiscale. «Il primo esempio è il combinato disposto tra il Jobs Act e l’incentivo ad applicare nuove forme contrattuali. Ma vale anche per la riforma della scuola e della giustizia civile».

«A un’industria 4.0 serve una Pa 4.0»
Per non parlare della Pa. È la riforma della Pubblica amministrazione «quella fondamentale del prossimo orizzonte temporale», ha riconosciuto Padoan. «La Pa cambia il rapporto tra la società e lo Stato nella vita di tutti i giorni, soprattutto oggi dove per l’industria c’è una nuova prospettiva economica. Se c’è una industria 4.0 serve una Pa 4.0 , bisogna adeguare il modo in cui vengono attuate le procedure, farla convergere con il settore privato». La parola d’ordine è sempre quella: semplificazione. «Qualcosa è stato fatto», come il processo tributario telematico la cui sperimentazione parte oggi. «La fatturazione elettronica è diventata obbligatoria nella pubblica amministrazione- ha concluso Padoan – sarebbe bello se il sistema privato trovasse al suo interno gli incentivi per adeguarsi a questo».

Cruciale creare occasioni di confronto
Cruciale, per Padoan, ascoltare le richieste dei «destinatari finali» delle misure intraprese. «È per me veramente importante – ha chiarito il ministro – trovare un’occasione specifica per confrontarci: a primavera il governo deve elaborare il Def, la strategia economica e strutturale del Paese. Quella è l’occasione per confrontrarsi con chi beneficia delle misure del governo per dire al governo quali sono le misure secondo voi più efficaci».

«Continueremo a ridurre le tasse»
Incalzato sulla necessità di un credito d’imposta per innovazione e ricerca e sull’esigenza ormai imprescindibile della digitalizzazione della Pubblica amministrazione, Padoan non si è sbilanciato. Ha ribadito l’impegno del governo nel tagliare le tasse e ha elencato quanto già messo in campo dal governo, dagli 80 euro all’eliminazione della tassa sulla casa, fino al patent box. «Continueremo con la detassazione delle imprese – ha detto il ministro – e stiamo valutando sotto quale forma introdurre incentivi per la ricerca e l’innovazione».

Riforma del bilancio per spending review permanente
Quanto alla digitalizzazione, il titolare di via XX Settembre ha chiarito che lo sforzo deve riguardare anche regioni ed enti locali, che con lo Stato centrale devono trovare «una missione comune». Una leva da usare per controllare la spesa pubblica sarà poi la riforma della gestione del bilancio: «Avrà il vantaggio di permettere al governo di fare spending review permanente. Lo Stato rimette in discussione se stesso».

«Dopo Parigi sulla paura prevale la fiducia»
Infine, un cenno al post-Parigi dopo le frasi di domenica sul rischio di una frenata della crescita. Tra paura e fiducia – ha detto Padoan – «io penso che oggi prevalga la fiducia. Quella che era crollata e che ora sta tornando a galla era la conseguenza di crisi finanziaria terrificante che ha portato alla perdita di dieci punti di Pil. Ora c’è la sfiducia legata alla paura, ma ha un effetto più limitato. Resto relativamente tranquillo. È vero che l’economia mondiale sta andando peggio e che Brasile, Russia e anche un po’ la Cina hanno smesso di crescere. Ora però sta a noi farlo. In Italia la domanda interna sta crescendo relativamente bene, e questo è un segno della fiducia».

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