19 Settembre 2024

CULTURA

Fonte: La Repubblica

Palma Bucarelli

Storica e critica dell’arte italiana, fu la prima direttrice donna di una istituzione museale nazionale. A capo della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dal 1942 al 1975 condurrà le battaglie più appassionate per affermare la sua potente femminilità e la sua passione per le avanguardie

Amava le automobili, lo sport, l’arte, le avanguardie, la mondanità. Sapeva parlare con una voce che aveva imparato a modulare andando a lezione dall’attrice Andreina Pagnani ed era riuscita a guadagnarsi l’ammirazione dell’aristocrazia dell’epoca. Era bella, di una bellezza che non a tutti viene concessa, e il suo mito – per lei il pittore e scultore Marino Mazzacurati aveva inventato la frase “Palma e sangue freddo” – va ben oltre la sua elegante femminilità. Fu una donna, di quelle che lasciano il segno, e al suo nome è legata una fiorente stagione artistica. Palma Bucarelli nacque a Roma nel 1910 e qui morì nel 1998 dopo una carriera folgorante come critica e storica dell’arte italiana.
Fu la prima, e una delle più tenaci, direttrici donne a capo di una importante istituzione museale come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, che diresse dal 1942 al 1975. Fu in grado di esercitare il potere e fece sfoggio di sapienti doti manageriali senza mai perdere la grazia. Mise a segno colpi rimasti nella memoria, riuscendo a portare a casa importanti acquisizioni – ancora oggi tra le opere più prestigiose della collezione della Gnam – sottraendole a colleghi uomini; come nel caso dell’Arlesiana di Van Gogh ma anche de Le tre età di Klimt e delle Ninfee rosa di Monet.
Studi classici, laurea in Lettere, conosce all’Università Giulio Carlo Argan e insieme vincono il concorso del Ministero dell’Educazione per ispettore alle Belle Arti. A soli 23 anni lavora già alla Galleria Borghese, passa poi alcuni anni a Napoli, dove frequenta il salotto di Benedetto Croce, e con l’appoggio del giornalista Paolo Monelli – che nel 1963 diventerà suo marito – torna a Roma, dove dal 1941 si occupa della Galleria Nazionale di Arte Moderna. Dal difficile periodo bellico, durante il quale si occupa di difendere la collezione del museo nascondendo le opere tra Castel Sant’Angelo e Palazzo Farnese a Caprarola, fino all’acquisizione del “Grande Sacco” di Burri che nel 1959 scatenò una interrogazione parlamentare – Burri era considerato estraneo all’arte tradizionale – e una visita dell’ufficio di igiene. L’esperienza le valse il soprannome di “Palmina degli stracci” ma Bucarelli, mai paga di avanguardie e battaglie, non abbandonò mai la prima linea a difesa delle sue opere tanto che nel 1970 finì in tribunale per la “Merda d’artista” di Piero Manzoni.
IIn quegli anni si lega al gruppo di artisti di avanguardia di via Brunetti, noti come Gruppo Laboratorio 70 – tra i quali spiccano De Dominicis, Matteucci e Notargiacomo – fino a portarli a esporre nelle sale della Galleria Nazionale. Scelta che le causò molte critiche da parte del mondo dell’arte. Una rivoluzionaria, dunque, che ha lasciato un segno importante nella storia italiana fino alla sua morte, avvenuta nel 1998 all’età di 88 anni. Nel 2009 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna le ha dedicato una importante mostra, composta da parte delle sue acquisizioni e parte delle opere di sua proprietà che, insieme ai suoi abiti, donò al Museo delle Arti decorative Boncompagni Ludovisi. In vecchiaia, Palma Bucarelli confesserà: “Sono stata molto amata ma ho amato molto poco”. Languido dilemma di una donna troppo forte per la sua epoca.
La Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma è tornata al suo splendore anche grazie ai restauri del Gioco del Lotto: con la legge n°662 del 1996 il Ministero dell’Economia e delle Finanze trasferisce una parte dei proventi del Gioco del Lotto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali per progetti di restauro e recupero del patrimonio artistico e culturale.

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