Fonte: Corriere della Sera
di Franco Venturini
Brexit, Afghanistan, Libia e nucleare Usa-Russia: l’orologio della diplomazia si è fermato
Il coronavirus sta ridisegnando il mondo, e in alcuni casi contribuisce a rallentare o a paralizzare negoziati cruciali. Valgano per tutti quattro esempi che riguardano anche l’Italia. Primo, la Brexit. Dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue in maniera «soft» , siamo ora in un anno di transizione volto a definire i futuri rapporti tra l’Europa e il Regno Unito. Ma la malattia di Johnson e la persistenza delle divergenze hanno paralizzato i contatti, tanto più che anche a Bruxelles le priorità sono altre e si chiamano Covid-19. Risultato: la Brexit potrebbe diventare «hard» a fine anno, con danni per tutti. Secondo l’Afghanistan, dove l’Italia ha un contingente di 800 uomini. L’accordo Usa-Talebani è bloccato. Ghani e Abdullah hanno litigato fino a ieri per sapere chi deve guidare la delegazione ai colloqui con i Talebani. Questi hanno continuato a seminare morte malgrado il previsto periodo di «riduzione della violenza». A Kabul e dintorni è scoppiata una epidemia violenta, che ha attirato risorse e attenzione. E alla fine americani e Talebani non hanno trovato di meglio che accusarsi reciprocamente, ma su Twitter. Terza, la Libia. Il «processo di Berlino» è diventato uno scherzo, e mentre il virus si fa strada anche a Tripoli è stato Haftar a rivelare la sua debolezza e il suo isolamento proclamandosi padrone di tutto il Paese. Irritando così i suoi padrini internazionali russi e degli Emirati. La guerra continuerà, e di questi tempi nessuno ci fa caso. Quarto, il nucleare. Se Usa e Russia non apriranno un trattativa per rinviare la scadenza al 2026, nel prossimo febbraio andrà al macero l’accordo New Start firmato nel 2010 da Obama e Medvedev. Si tratta dell’ultima intesa per limitare testate e vettori atomici. Dopo, liberi tutti. Ma Putin e Trump hanno altre gatte da pelare.