Il conflitto tra Francia e Regno Unito si allarga sempre più e la tensione si inasprisce
La relazione tra Londra e Parigi è al livello più basso probabilmente dai giorni di Waterloo. Il rapporto tra Boris Johnson ed Emmanuel Macron è passato in poco tempo dalla bonomia all’acidità e ora è approdato allo scontro aperto. L’ultimo episodio l’ha riportato il settimanale satirico francese Le Canard enchaîné, secondo il quale il presidente francese avrebbe, in privato, definito «un clown» il primo ministro britannico. Poche settimane prima, quando Parigi protestava per l’accordo di Regno Unito e Stati Uniti con l’Australia (Aukus) che ha danneggiato la vendita di sottomarini francesi, Johnson aveva cercato di ridicolizzare la reazione, in Franglais: «Prenez un grippeand donne moi un break», state calmi, fatemi un piacere. Lo scontro produce veleno tra i due Paesi e impoverisce l’intera Europa. La ragione lontana è la Brexit, ma i punti di conflitto sono così tanti che l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue appare una ragione sbiadita.
Il conflitto è sulla pesca, sul confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, sulle alleanze nel Pacifico, sulle forniture di elettricità attraverso la Manica, sulle regole doganali. E sui profughi: nemmeno il fatto che 27 di loro siano annegati mentre cercavano di passare da Calais a Dover ha abbassato i toni della polemica, anzi. Regno Unito e Francia sono due tra le democrazie più ammirate, due fari di libertà, due patrie dei diritti civili che hanno illuminato l’Occidente. Entrambe, tra l’altro, sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E c’è di più della storia e della politica tra Londra e Parigi: c’è un legame di vita. Si consuma più champagne nel Regno Unito che in ogni Paese del mondo, Francia esclusa. A Londra vivono circa 300 mila francesi. I britannici svernano in Provenza. Migliaia di studenti francesi popolano le università britanniche. Non può, nel XXI secolo, una relazione così importante scendere a livelli così bassi. È un male per il mondo.