Fonte: La Repubblica
di Gianluca Luzzi
È interessante ciò che sta succedendo nel centrodestra sull’asse Berlusconi-Parisi. Qualcosa si muove in un’area che sembrava ormai destinata alla scomparsa con il declino dell’ex Cavaliere. Parisi non entra in Forza Italia e non aspira a diventarne il leader teleguidato da Arcore. L’ex candidato a sindaco di Milano ambisce a creare una forza liberal-democratica in concorrenza con il Pd di Renzi. Un polo di attrazione per tutti gli elettori che non hanno più casa nel centrodestra, che non vogliono seguire il trash-leghismo di Salvini e si sentono stretti nella maggioranza di governo. In altre parole Parisi si rivolge ai moderati per creare una forza politica di stampo europeo. Non è detto che la sfida riesca, anche perché c’è molto malcontento tra i notabili del centrodestra che vedono in grande pericolo le proprie rendite di posizione e rischiano di rimanere nella bad company Forza Italia in posizione del tutto marginale e ininfluente. Il ragionamento che sta alla base del progetto muove dall’analisi del voto amministrativo. Se è vero, come è vero, che i Cinquestelle hanno vinto a Roma e a Torino perché molti elettori di destra li hanno votati pur di danneggiare il Pd, mentre lo stesso non è avvenuto a Milano dove era in campo un forte candidato del centrodestra (che poi ha perso di misura), ecco che in caso di sconfitta di Renzi al referendum e di elezioni politiche anticipate, gli elettori moderati sapranno dove mettere la crocetta senza ingrossare le fila grilline. Il referendum quindi resta lo spartiacque. Referendum di cui ancora non si conosce la data. E opportuno è arrivato il richiamo del presidente Mattarella il quale ha stigmatizzato media e politici che si esercitano nel gioco di prevedere una data. C’è la Cassazione – ha ricordato Mattarella – e poi ci sono i tempi tecnici. Saranno i supremi magistrati a dettare i tempi e a quelli la politica di dovrà adeguare.