19 Settembre 2024

Sconti contributivi dell’1 % per i datori di lavoro in possesso della certificazione di parità. Sono interessate le aziende con più di 50 dipendenti. Le domande all’Inps

Via libera allo sgravio contributivo dell’1%, per un massimo di 50 mila euro annui, ai datori di lavoro in possesso di certificazione della parità di genere (sono interessate, quindi, le aziende con più di 50 lavoratori). La domanda di riconoscimento dello sgravio, che ha una durata pari a quella della certificazione, si presenta all’Inps. Se i fondi non bastano, lo sgravio è proporzionalmente ridotto a tutti i beneficiari.
Via libera allo sgravio contributivo dell’1%, per un massimo di 50 mila euro annui, ai datori di lavoro in possesso di certificazione della parità di genere (sono interessate, quindi, le aziende con più di 50 lavoratori). La domanda di riconoscimento dello sgravio, che ha una durata pari a quella della certificazione, si presenta all’Inps che può attribuirlo nel limite di 50 mln di euro annui. Se i fondi non bastano, lo sgravio è proporzionalmente ridotto a tutti i beneficiari. Lo stabilisce, tra l’altro, il decreto 20 ottobre pubblicato ieri sul sito del ministero del lavoro.
La parità di genere. Il sistema nazionale di certificazione della parità di genere nasce all’interno del Pnrr, al fine di monitorare le condizioni di lavoro di uomini e donne e diffondere maggiore consapevolezza e cultura sulle questioni di genere. Il fine: aiutare l’occupazione femminile. La legge 162/2021, integrando il codice delle pari opportunità (dlgs 198/2006), ha istituito la «certificazione della parità di genere» che si ottiene in base ai parametri stabiliti dal dpcm 29 aprile 2022 (norma Uni 125:2022) e rilasciata dagli organismi di valutazione accreditati ai sensi del regolamento (CE) 765/2008 (Accredia è l’ente nazionale di riferimento).
Gli incentivi. La stessa legge 162/2021, allo scopo di sostenere la procedura di certificazione, ha introdotto due agevolazioni: un esonero contributivo in misura massima dell’i% e nel limite massimo di 50.000 euro annui per azienda e l’ottenimento di un punteggio premiale perla partecipazione a bandi europei, nazionali e regionali. La legge bilancio 2022, inoltre, ha stanziato altre risorse al fondo per il sostegno della parità salariale di genere, istituito presso il ministero del lavoro dalla legge bilancio 2021, da utilizzare per iniziative volte a sostenere la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Via libera agli incentivi.
Il decreto pubblicato ieri dà il via libera all’esonero contributivo dell’1%0, nel limite di 50mila euro annui per azienda. Sono escluse le pubbliche amministrazioni. Per esser ammesse, le aziende devono possedere la certificazione di genere e devono presentare, per il tramite del rappresentante legale, di un delegato o dei soggetti intermediari (consulenti
del lavoro, etc.), in via telematica, una domanda all’Inps secondo termini e modalità fissati dallo stesso istituto con proprie istruzioni.
Le domande sono verificate dall’Inps e ammesse al bonus per l’intero periodo di validità della certificazione. Ai fini della verifica dei requisiti, il dipartimento pari opportunità comunica periodicamente all’Inps i nominativi delle aziende che hanno ottenuto la certificazione. Inoltre, la fruizione dell’esonero è subordinata al rispetto delle condizioni di cui all’art. 1, comma 1175, della legge 296/2006 (rispetto dei contratti collettivi, Durc, etc.) e all’assenza di provvedimenti di sospensione dei benefici contributivi dell’Ispettorato nazionale del lavoro.
Sgravio ridotto se finiscono i fondi. Per favorire il più ampio accesso all’esonero il decreto stabilisce che, qualora le risorse di dovessero risultano insufficienti in relazione al numero di domande ammesse, l’incentivo sarà proporzionalmente ridotto.

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