Fonte: Corriere della Sera
di Elvira Serra
Perché quando vengono chiamate a giocare fanno la differenza. Forse mai come adesso il nostro Paese ha l’opportunità di riequilibrare i ruoli e cambiare le regole
Che bella sorpresa vedere per la prima volta più donne che uomini nella cinquina finalista ai Golden Globe per la miglior regia: Chloé Zhao, Regina King ed Emerald Fennell contenderanno il premio a David Fincher e Aaron Sorkin. Evviva! Ma ci sorprende davvero così tanto che professioniste capaci, messe nelle condizioni di dimostrare il proprio talento, sorpassino i colleghi maschi?
Perché il vero problema delle donne, ancora nel 2021, non è che parlino troppo, come avrebbe voluto maldestramente far credere il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici di Tokyo, Yoshiro Mori, per giustificarne la scarsa presenza nello stesso comitato: 5 su 23 (e comunque non scandalizziamoci: nella giunta appena rinnovata della Crui, la Conferenza dei rettori delle Università italiane, non ce n’è nemmeno una).
Il problema delle donne, piuttosto, è che ancora troppo spesso non vengono chiamate a giocare. Perché, quando invece succede, fanno la differenza. Il loro (nostro) talento lo ha fatto notare anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni alla presentazione del «Manifesto donne per la salvezza» promosso dall’associazione «Half of it», quando ha ricordato che oggi ci sono molte più donne rispetto al passato con l’incarico di prefetto semplicemente perché vincono i concorsi. Forse mai come adesso il nostro Paese ha l’opportunità di riequilibrare i ruoli e cambiare le regole, nell’ottica suggerita dal Manifesto appena citato, giudicato dal manager Vittorio Colao «ambizioso e concreto».
Potrebbe essere un sussidiario prezioso per chi nelle prossime settimane avrà il compito di decidere come investire i (tanti) soldi che arriveranno dall’Europa per la ripresa. Coinvolgere le donne non solo è indispensabile (siamo il 51 per cento della popolazione e come ha detto Valeria Manieri, coordinatrice della campagna «Donne per la salvezza – Half of it», «un Paese non può andare avanti su una gamba sola»), ma è anche utile (seppur datata, resta attendibile la stima della Banca d’Italia di una crescita di 7 punti del Pil se l’occupazione femminile aumentasse ai livelli europei).
Insistiamo sulle donne non perché siano dei graziosi soprammobili che meriterebbero di stare a centro tavola, ma perché sono un brillante, tenace, instancabile bacino di talenti e creatività. E sarebbe sciocco continuare a non tenerne conto.