21 Novembre 2024

La plenaria del Parlamento europeo ha approvato la riforma del Patto di stabilità a larga maggioranza. È il risultato finale di un negoziato difficile prima tra i Paesi Ue (l’Italia a dicembre votò a favore) e poi con l’Eurocamera. Un processo che ha modificato la proposta iniziale della Commissione Ue.

Il voto degli italiani
Tutti gli eurodeputati italiani si sono astenuti o hanno votato contro, tranne Lara Comi di FI, Herbert Dorfmann della Svp e Marco Zullo di Renew Europe, che hanno votato a favore. Anche Sandro Gozi di Renew ha votato a favore, ma nel 2019 è stato eletto nelle liste francesi. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e il Pd si sono astenuti. Hanno votato contro il M5S e gli ex M5S entrati nei Verdi. Divisi gli italiani di Renew Europe: Fabio Massimo Castaldo ha votato contro mentre Nicola Danti si è astenuto. La scelta dei partiti italiani colpisce, ma si spiega in parte con la campagna elettorale per le elezioni europee (è successo anche per il voto sul nuovo Patto per la migrazione e l’asilo).

Le ragioni del Pd
Si è astenuto il Pd perché ritiene il testo «eccessivamente peggiorativo», nonostante la riforma abbia avuto il sostegno del gruppo socialista: la proposta ha la firma del Commissario all’Economia Paolo Gentiloni e del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis (Ppe). Inoltre la difficile intesa tra i Paesi Ue è stata mediata dalla Spagna di Pedro Sanchez, che aveva la presidenza di turno dell’Ue.

L’amarezza di Gentiloni
Gentiloni prima del voto ha ricordato che è stato fatto «molto lavoro per correggere le regole fiscali esistenti, regole così rigide che spesso non venivano applicate. Ciò che abbiamo ottenuto non è perfetto. È un buon compromesso». E dopo il passaggio in aula ha spiegato, con una punta di amarezza, che il voto «è molto positivo, anche perché questo compromesso conserva alcuni degli aspetti fondamentali della proposta della Commissione, pur modificandola»: prevede una maggiore gradualità nei percorsi di aggiustamento di bilancio, la possibilità per ciascun Paese di disegnare il proprio percorso di riforme e «grazie al contributo del Parlamento Ue, c’è uno spazio certamente maggiore, rispetto alle regole esistenti, per investimenti» legati alla difesa, al cofinanziamento di fondi europei e alle priorità Ue.

Le posizioni di Fdi, Forza Italia e Lega
Ma ieri FdI si è astenuta perché «il testo presenta ancora alcuni punti critici voluti dai cosiddetti Paesi frugali come la salvaguardia di sostenibilità del debito» e rappresenta un modello economico «troppo legato all’austerity». Sulla stessa linea FI: «Il nuovo Patto è un incentivo alla austerità e un freno alla crescita», ha commentato il capogruppo al Parlamento Ue Martusciello, che non ha partecipato al voto. Per la Lega è «una riforma mancata». Eppure il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, del Carroccio, ha votato a favore dell’accordo in sede europea. Ma in più occasioni ha ammesso che «noi avremmo votato la proposta della Commissione. Peccato che la larga maggioranza dei Paesi non l’avrebbe votata. E com’è noto, in queste sedi bisogna ragionare per compromessi». Aveva preannunciato l’astensione. Il M5S parla di «ritorno dell’austerity».

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