19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

di Maria Teresa Meli

Malpezzi in pole al Senato. Madia o Serracchiani alla Camera. E oggi il leader vede Conte


Enrico Letta va avanti: la nuova presidente dei senatori dem sarà eletta domani (in pole position la sottosegretaria Simona Malpezzi), dopo toccherà ai deputati decidere chi li guiderà (Debora Serracchiani o Marianna Madia). Su un altro fronte, il segretario sta lavorando al «centrosinistra largo»: «Non dovrà essere una Torre di Babele, sennò la sfida con il centrodestra è già persa». Perciò lunedì ha visto Roberto Speranza e oggi incontrerà Giuseppe Conte con cui parlerà di elezioni amministrative, incluse quelle capitoline, viste le crescenti difficoltà di Virginia Raggi. Per il Pd sarebbe un gran risultato se la sindaca non si candidasse.
Per quanto riguarda i gruppi, parità di genere a parte («Un partito che ha solo uomini ai vertici è fuori dal mondo»), quello che preme veramente a Letta è evitare una riedizione dei 101: «Per il voto al Colle voglio gruppi responsabili e ben coordinati» . Più in generale il segretario non vuole quello scollamento tra pattuglia parlamentare e partito che è stato uno dei problemi della segreteria Zingaretti: «L’autonomia va bene, ma i gruppi non possono andare in una direzione e il Pd in un’altra».
Alla Camera è filato tutto liscio. Graziano Delrio ha annunciato: «Mi faccio da parte perché quella della parità di genere è la mia sfida». Un atteggiamento molto lodato dal segretario. Al Senato la partita è stata più difficile anche se Letta l’aveva sbloccata in mattinata incontrando Luca Lotti, che insieme a Lorenzo Guerini guida Base riformista, particolarmente forte a Palazzo Madama. Lotti ha spiegato al leader che la sua componente «non ha nessuna intenzione di ostacolare il processo di rilancio del Pd, quindi non ci arroccheremo su Marcucci». Lotti, comunque, con l’incontro di ieri ha ottenuto il riconoscimento da parte di Letta del ruolo di Base riformista.

Letta: «Due donne ai vertici dei gruppi parlamentari»
Verso mezzogiorno il coordinatore di Base riformista Alessandro Alfieri si è fatto latore di un messaggio di Guerini e Lotti a Marcucci: non dobbiamo dare battaglia. Dopodiché, prima della riunione con i senatori, Letta stesso ha incontrato il capogruppo dem. Un colloquio che era stato preceduto da una lettera di Marcucci al leader: «Rigettiamo le imposizioni, decidiamo insieme». «Tra un pisano e un lucchese un accordo si trova», ha scherzato il segretario, riferendosi alle sue origini e a quelle di Marcucci. Ma non è così. E lo si è visto nel corso dell’assemblea. Letta ha usato toni a tratti enfatici: «Sono tornato per scrivere con voi un pezzo di storia del Paese». Poi ha chiesto «trasparenza e correttezza dei comportamenti».
Il discorso di Marcucci, difeso da più di un senatore, è stato amaro: «Mi fa soffrire non veder riconosciuto il lavoro fatto fin qui», ha esordito. Poi ha aggiunto: «Sulla parità di genere serve coerenza, la tua, invece, Enrico è stata una proposta generica. A me, per esempio, non è piaciuto il passaggio sulla delegazione europea». Il riferimento è al fatto che l’orlandiano Brando Benifei non è stato sostituito.
Infine Marcucci si è riservato di decidere se candidarsi comunque o meno. Ma è probabile che alla fine prevalga in lui la volontà di non dividere il partito.

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