Fonte: la Repubblica
L’ex premier parla durante un evento a Bruxelles. E non risparmia critiche al centrosinistra. Intanto arrivano i primi dati ufficiali sul voto nei circoli Pd: Zingaretti in testa con il 48,5%, segue Martina al 35,1
È un fiume in piena, Romano Prodi. Parla degli attacchi italiani alla Francia, definiti di “superficiale brutalità” ma torna anche ad affrontare i temi che riguardano il centrosinistra e il Pd. E il suo è un durissimo atto d’accusa.
La sinistra avrà la possibilità di riprendersi, gli chiedono a margine di un convegno a Bruxelles. Lui premette: “In politica i cambiamenti avvengono spesso anche molto più veloci di quanto si crede. Io non avevo mai pensato di vincere le elezioni, abbiamo organizzato tutto in un anno ed è andata bene”. Ma poi emette il suo giudizio: “Il problema è avere un’idea, una prospettiva, che è quello che manca oggi”.
Ma alla sinistra manca un leader? E qui Prodi cita Arturo Parisi: “La politica non si fa col che ma con il chi”. Insomma, per il papà dell’Ulivo al mondo progressista non mancano solo prospettive e idee, ma anche un leader credibile. Il verdetto finale è inesorabile: “Abbiamo un’opposizione, non un’alternativa. Perché un’alternativa vuol dire un numero che possa visibilmente sostituire nel breve termine” la maggioranza formata da Lega e M5S.
Certo, esistono anche molte turbolenze interne all’alleanza gialloverde e Prodi dice: “Ci sarà un cambiamento solo se ci sarà una lotta intestina alla maggioranza. Il che non è impossibile, ma non è facile, perché il potere è un grande collante, il miglior collante del mondo”.
In realtà Prodi negli ultimi giorni era intervenuto nel dibattito politico in vista delle europee, lanciando la proposta di esporre dalle finestre le bandiere dell’Unione il 21 marzo: “Guai se non troviamo almeno un momento di unità simbolica”, aveva detto. E aveva anche elogiato l’iniziativa di Carlo Calenda, che si sta spendendo per un’iniziativa unitaria europea: “Ci sono momenti
nei quali una scelta può avviare un processo che segna il nostro futuro: le prossime elezioni Europee sono destinate a richiamare in un contesto più ampio quelle del 1948 in Italia. Chiamano in causa il nostro destino. E ancor prima che essere anti-sovranisti e anti-populisti, dobbiamo essere per l’Europa”.
Intanto sono arrivati i primi dati ufficiali sul voto dei circoli Pd. I risultati parziali di ogni candidato sono nell’ordine: Zingaretti 48,5%, Martina 35,1%, Giachetti 12,8%, Boccia 2.3%, Saladino 0,67% Corallo 0,63%. Ma c’è stato un netto calo della partecipazione al voto, da parte degli iscritti: il partito scende per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 100mila iscritti votanti al congresso. Circa il 20 per cento rispetto a quelli che parteciparono al primo congresso, nel 2009. Il presidente della
Commissione Congresso, Gianni Dal Moro, ammette che “vista la difficoltà manifestata da diversi circoli a terminare la propria fase di convenzione, ha deciso all’unanimità di prorogare la votazione nei circoli fino a domenica 27 gennaio”.
A questo, si aggiungono le voci che parlano di voti irregolari, con le dimissioni della segretaria del VI Municipio di Roma, la giovane orfiniana Nella Converti. I problemi maggiori, tuttavia, si stanno registrando al Sud, con Calabria e Sicilia in testa. La prima regione è fresca di commissariamento, con Stefano Graziano insediato da pochi giorni e alle prese con la diffidenza delle truppe del governatore Mario Oliverio. Sull’isola, dopo la battaglia per la guida del partito, le assise sono andate a rilento. È stato così deciso di prorogare il voto dei circoli fino a domenica 27 gennaio. Ad annunciarlo, il presidente della commissione Congresso, Gianni Dal Moro.