22 Novembre 2024

Fonte: La Repubblica

di Flavio Bini

Compromesso nella maggioranza. Il nuovo progetto di legge alla Camera ricalca il testo presentato in agosto ma con due novità: nuova soglia per i tagli e intervento contro il beneficio che avvantaggia i rappresentanti sindacali. Così alcuni rischiano un taglio medio del 27%

La maggioranza di governo torna alla carica sul tema del taglio alle pensioni d’oro. Alla Camera è stato presentato un nuovo testo che ricalca quello presentato ad agosto e che aveva già innescato molte polemiche. Due le novità principali: il nuovo “tetto”, fissato ora a 4500 euro netti, sotto i quali l’eventuale ricalcolo non avrà effetto (quindi nessun taglio) e la decisione di inserire nel provvedimento anche una stretta contro gli assegni dei sindacalisti.
Nel primo caso si tratta di una misura di compromesso tra l’asticella leghista, che pendeva più verso quota 5000 e quella pentastellata, orientata verso 4000. Nel testo originario >la soglia era fissata a quota 80.000 euro lordi l’anno, pari a circa 4000 euro netti. Nel secondo si introduce invece un articolo ex novo. Si va a toccare un tema sollevato già dal presidente dell’Inps Tito Boeri e che riguarda una norma del 1996 utilizzata dai rappresentanti sindacali per incrementare la propria pensione attraverso il versamento di una quota di contribuzione aggiuntiva poco prima di lasciare il lavoro. Un beneficio che secondo il presidente Inps avrebbe concesso sensibili vantaggi ai sindacalisti e che ora verrebbe soppresso.

I CALCOLI DI BOERI
Secondo una precedente simulazione pubblicata sul sito dell’Inps, su un campione relativo ai soli dipendenti pubblici, il taglio per i sindacalisti coinvolti dalla nuova misura sarebbe molto sensibile. L’istituto annota infatti “una riduzione media dell’ordine del 27% sulla pensione lorda. In un caso si avrebbe addirittura una riduzione del 66% della somma percepita”. La cancellazione di questo beneficio è stato uno dei cavalli di battaglia di Boeri nel corso del suo mandato. ll presidente dell’Inps aveva prima provato ad intervenire dal punto di vista normativo attraverso una circolare nel 2017, ma si era scontrato con l’opposizione del Ministero del Lavoro, allora guidato da Giuliano Poletti. Ora Lega e Movimento 5 Stelle ereditano di fatto la sua proposta.

PALLINI (M5S): “MISURA NECESSARIA, COSI? FINANZIEREMO LE PENSIONI DI CITTADINANZA”
“È un segnale importante nella nostra lotta agli sprechi – ha spiegato Maria Pallini,capogruppo M5S in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati annunciando la presentazione della misura alla Camera – si tratta di una misura necessaria per ristabilire il giusto equilibrio tra contributi versati e pensione ricevuta: non verrà dato nemmeno un euro in più di quello che è dovuto a ciascuno di questi pensionati”, ha detto Pallini . “I soldi risparmiati con questo provvedimento contribuiranno anche a finanziare il nostro progetto di pensione di cittadinanza”, ha concluso la deputata.

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