Fonte: Corriere della Sera
di Enrico Marro e Mario Sensini
Reddito di cittadinanza entro il primo trimestre del 2019, via alla rottamazione-ter (ma per gli evasori ci sarà il carcere)
La manovra 2019, sì del consiglio dei Ministri
Ieri sera è arrivato l’accordo all’interno del governo sulle misure della legge di Bilancio, per le quali sono previsti 12 disegni di legge collegati. I due partiti di maggioranza hanno raggiunto la difficile intesa in un vertice di circa due ore e mezza che ha preceduto il Consiglio dei ministri, slittato di un paio d’ore. La Lega ha ottenuto semaforo verde per la pace fiscale concedendo al M5S il taglio delle pensioni al di sopra dei 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati. Il taglio confluirà in un collegato alla manovra e il governo si aspetta di incassare un miliardo in tre anni. È stato raggiunto l’accordo anche sul superamento della legge Fornero: l’obiettivo è di garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a «quota 100» probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il reddito e la pensione di cittadinanza dovrebbero partire entro marzo. Sale il prelievo sulle scommesse. Via libera alla flat tax per gli autonomi.
Pensioni, da marzo fuori con quota 100
Per accedere alla pensione anticipata secondo «quota 100» ci saranno quattro finestre trimestrali. Questo significa che le prime pensioni per i lavoratori che raggiungeranno 62 anni d’età e 38 anni di contributi entro il 31 marzo dovrebbero essere messe in pagamento da aprile. Chi prenderà la pensione anticipata non potrà cumularla con redditi da lavoro, ma forse il divieto sarà solo per un anno. Questo lo schema che trapelava ieri sera da chi nella Lega ha in mano il dossier pensioni. Altre fonti spiegavano che la domanda di «quota 100» si potrà presentare da febbraio. La riforma è disciplinata con la legge di Bilancio varata ieri. «Quota 100» sarà una scelta volontaria del lavoratore che dovrà valutare se andare in pensione prima sia conveniente per lui, sia alla luce del divieto di cumulo sia del fatto che l’assegno sarà un po’ più leggero.
Pace fiscale, le regole del mini condono
Compromesso raggiunto sulla «pace fiscale», ora simile a un piccolo condono. Lo sconto sul pagamento delle tasse dovute, oltre alla cancellazione di sanzioni e interessi, ci sarà. Si pagherà infatti solo il 20% sul maggior imponibile dichiarato, ma la regolarizzazione, sarà preclusa a chi non ha neanche presentato la dichiarazione, e limitata a certi importi. Si potrà chiudere il debito con una denuncia integrativa per somme che non potranno eccedere il 30% il reddito denunciato, e con un tetto di 100 mila euro. Con la manovra arriva anche una nuova stretta alle norme penali relative ai reati fiscali. Le norme attuali, alleggerite nel 2017, già prevedono il carcere per i reati fiscali più gravi. Si va in carcere per la dichiarazione fraudolenta o anche solo infedele, ma l’imposta evasa deve essere superiore a determinate cifre (tra 30 e 50 mila euro).
Le «pensioni d’oro»
Il taglio delle «pensioni d’oro» entra nella manovra, nel disegno di legge di Bilancio ma con un meccanismo diverso da quello del disegno di legge all’esame della Camera, che prevede un taglio degli assegni superiori a 4.500 euro netti al mese in base all’età di pensionamento. Il nuovo meccanismo farebbe leva sul raffreddamento progressivo dell’indicizzazione delle pensioni al costo della vita. Il meccanismo studiato dai tecnici comincerebbe a produrre effetti già a partire dai 2 mila euro netti al mese ma trascurabili (qualche euro al mese) o contenuti fino a 3.500-4 mila euro per poi diventare via via più consistenti. Il parziale blocco della perequazione durerebbe tre anni e farebbe risparmiare un miliardo. Queste le ipotesi tecniche mentre Lega e 5 Stelle continuavano ieri sera a dire che i tagli colpirebbero solo le pensioni superiori a 4.500 euro.
Lavoratori disagiati, proroga al 2019 per l’Ape sociale
Tra gli articoli del disegno di legge di Bilancio varati ieri sera dal Consiglio dei ministri ci dovrebbe essere anche la proroga dell’Ape sociale, cioè l’anticipo di pensione, con un assegno fino a 1.500 euro al mese a carico dello Stato, a favore di determinate categorie disagiate, che possono andare in pensione, secondo le norme varate dal governo Gentiloni, a 63 anni d’età. Si tratta di disoccupati, di invalidi, dei lavoratori con disabili a carico (per queste tre categorie servono 30 anni di contributi) e di chi svolge attività «gravose» (richiesti 36 anni di contributi). È stata prorogata anche «opzione donna», che consente il pensionamento delle lavoratrici con alcuni anni di anticipo in cambio di un assegno più basso perché calcolato tutto col metodo contributivo. Infine, non dovrebbero esserci variazioni per le uscite di precoci e usuranti.
Meno burocrazia (e più tasse per le banche)
Tra le novità della legge di Bilancio c’è l’arrivo di un secondo decreto, che scorpora dal decreto fiscale norme altrimenti non omogenee. Il decreto legge rinominato «taglia scartoffie e leggi inutili» cancella oltre 100 adempimenti per le imprese e ingloba misure per garantire una Rc auto «più equa». Inoltre, sancisce l’incompatibilità tra ruolo di governatore regionale e commissario alla Sanità «per non avere più casi De Luca», blocca i pignoramenti della casa per chi ha crediti verso la Pubblica amministrazione e ferma «i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per l’intramoenia». Inoltre dal budget destinato all’accoglienza vengono tagliati «oltre 1 miliardo e 300 milioni di euro per il triennio», di cui «oltre 500 milioni di euro subito, a partire dal 2019». Non ci sarà nessun aumento delle tasse, promettono da Palazzo Chigi, se non per le banche e le assicurazioni, e invece arrivano 100 milioni di euro per le politiche della famiglia e più fondi per la Sanità.
Rottamazione ter: via le mini cartelle
Confermata la «rottamazione ter» delle cartelle Equitalia, che tuttavia darà un maggior gettito (tenuto conto degli effetti negativi sulla riscossione ordinaria) solo dal 2020. Rispetto alle vecchie edizioni, la nuova rottamazione prevede sempre il pagamento integrale del debito, con lo sconto di sanzioni e interessi, ma è più appetibile, perché permette la rateizzazione del debito in cinque anni , anziché due. Via libera anche alla cancellazione delle mini cartelle relative al 2000-2010 di importo fino a mille euro, e alla definizione agevolata delle controversie tributarie, anche in questo caso con lo «sconto»: in caso di vittoria in primo grado la partita si può chiudere pagando il 50% della pretesa, in secondo grado basta il 20%. Definizione agevolata prevista inoltre per gli accertamenti, anche dell’Iva, e dei verbali di constatazione.
Giochi e sigarette, stretta sulle slot (non sulle e-cig)
a manovra prevede anche una nuova stretta fiscale sui giochi, «una piaga sociale da combattere» come ha detto il vice premier, Lugi Di Maio. In particolare, dovrebbe essere un disegno di legge collegato alla legge di Bilancio a disciplinare le nuove forme di prelievo su slot machine, videolottery e lotterie classiche. Lo stesso provvedimento potrebbe contenere anche nuove norme sulla distribuzione dei punti scommessa, oggetto di un’intesa tra il governo Gentiloni e le Regioni. Al contrario si profila una soluzione per il contenzioso fiscale con le imprese che operano nella “filiera” del fumo elettronico. Alle imprese che producono sigarette e liquidi viene consentita la regolarizzazione del debito fiscale accumulato in questi anni. In legge di Bilancio potrebbe esserci anche una riduzione del prelievo.
Per le banche gli acconti sono più elevati
È in arrivo un inasprimento fiscale per le banche e le assicurazioni. Secondo il governo, anzi, saranno loro a dover subire gli unici aumenti di imposta previsti dalla manovra di bilancio e dal decreto fiscale. La possibilità di una nuova stretta fiscale sul settore finanziario era contemplata già dalla Nota di aggiornamento al Def, dove si prefigurava in particolare la possibilità di un aumento degli acconti Ires. In passato banche e assicurazioni sono state già colpite da misure di questo tipo. Potrebbero tuttavia non essere le uniche imprese a subire una penalizzazione fiscale con la manovra. Per finanziare flat tax e sgravi Ires, infatti, il governo cancellerà l’Imposta sul reddito degli imprenditori, che sarebbe scattata nel ‘19, e l’Aiuto alla crescita delle imprese, che valgono insieme 5 miliardi, a fronte dei 4 delle nuove misure.
Via le leggi inutili e cento permessi
Stralciate dal provvedimento fiscale, le norme che riguardano la sanità confluiscono in un nuovo decreto «taglia scartoffie», così ribattezzato da Luigi Di Maio, poiché contiene anche misure di semplificazione burocratica per le imprese, in gran parte collegate all’avvio della fatturazione elettronica da gennaio. Grazie al decreto dovrebbero saltare, per le imprese, almeno cento incombenze burocratiche. Quanto alla salute, nel decreto ci dovrebbe essere la norma che sblocca 550 milioni di euro per la chiusura del contenzioso con le imprese farmaceutiche sugli sfondamenti dei tetti di spesa. Sono poi previsti fondi aggiuntivi per l’anagrafe vaccinale e un intervento per ridurre le liste di attesa, collegato alle attività «intramoenia» dei medici. Previsti anche 100 milioni di euro aggiuntivi per le politiche della famiglia.