Il pacchetto previdenza contenuto nella manovra che è stata varata dal governo Meloni introduce numerose nuove soglie e tetti. A cominciare da quello di circa 2.815 euro lordi al mese fissato per l’importo del trattamento da erogare nel caso di uscite anticipate con 62 anni d’età e 41 di contributi
Pensioni al minimo che saliranno nel 2023 a 571,6 euro. Un tetto agli assegni anticipati con la nuova Quota 103 di 36.643 euro annui: circa 2.815 euro lordi al mese, tredicesima compresa. La prima finestra utile per il pensionamento anticipato delle lavoratrici autonome con Opzione donna in versione ristretta e con la “variabile figli” fissata il 1° agosto. Una crescita delle uscite con Ape sociale, che dovrebbero arrivare a 20mila. Sono solo alcuni dei tanti numeri che fanno da cornice al pacchetto pensioni della manovra. Che vale circa 850 milioni nel 2023, compresa la perequazione maggiorata per le “minime”, ma che garantisce anche alle casse dello Stato ben 2,1 miliardi per effetto del progressivo taglio dell’indicizzazione sui trattamenti con importi più elevati.
Circa 46 euro di aumento al mese per le minime
La rivalutazione degli assegni al minimo Inps (525,38 euro al mese) viene maggiorata di 1,5 punti percentuali nel 2023 (salendo all’8,8%) e di ulteriori 2,7 punti percentuali nel 2024. Con il risultato di far salire il prossimo anno l’importo dell’assegno a 571,6 euro: circa 46 euro in più del valore attuale.
Con Quota 103 assegni non superiori a 2.815 euro al mese
Il nuovo canale d’uscita anticipata con 41 anni di contributi e 62 anni d’età è vincolato a un tetto sull’importo del trattamento. Che in ogni caso non potrà superare i 36.643 euro l’anno (cinque volte il minimo) e, quindi, di fatto i 2.815 euro lordi mensili (considerando anche la tredicesima). La pensione non potrà essere cumulata con altro reddito da lavoro, ad eccezione di quello da lavoro autonomo occasionale non oltre i 5mila euro.
Per insegnanti ed erogazione Tfs una Quota 103 con lo stesso schema di Quota 100 e Quota 102
Le regole operative d’uscita con Quota 103 per tutti i dipendenti pubblici (compreso il preavviso minimo), nello specifico per il personale scolastico, e per l’erogazione del Tfr/Tfs il personale scolastico restano quelle previste prima con Quota 100 e poi con Quota 102. Il costo di Quota 103 è di 571,3 milioni nel 2023, che salgono a 1,18 miliardi nel 2024.
Con il bonus Maroni minori entrate contributive per 10,4 milioni
L’incentivo del 10% (bonus Maroni) per favorire la permanenza in attività dei lavoratori in possesso di Quota 103 dovrebbe essere utilizzato nel 2023 da 6.500 soggetti, secondo le stime del governo. Le minori entrate contributive per le casse dell’Inps (di fatto il costo) saranno pari a 10,4 milioni (21,8 milioni nel 2024).
Un maggior ricorso all’Ape sociale: attese 20mila uscite
Il governo prevede che il prossimo anno l’Ape sociale sia maggiormente utilizzata dai lavoratori in particolari situazione di difficoltà. La platea stimata è di 20mila soggetti.
Opzione donna in versione “ristretta”: prima finestra per le «autonome» ad agosto
Come previsto per il 2022 e anche in passato, la prima finestra utile per l’uscita con Opzione donna, seppure in versione “ristretta” e con la “variabile figli”, delle lavoratrici autonome sarà ad agosto 2023. Questa via d’uscita per tutte le lavoratrici sarà utilizzabile solo con i requisiti maturati prima del 31 dicembre 2022. Per le lavoratrici dipendenti il posticipo dalla data di maturazione dei requisiti è di almeno 12 mesi.
Oltre 850 milioni il costo del pacchetto-pensioni, 2,1 miliardi i risparmi dalle rivalutazioni
Nel complesso, il pacchetto di misure sulle pensioni inserito nella manovra pesa nel 2023 per circa 850 milioni, compresa la spesa aggiuntiva per la rivalutazione maggiorata delle minime>> (210 milioni). Allo stesso tempo, vengono recuperati 2,1 miliardi sempre nel 2023 (altri 4,1 nel 2024 e risorse cospicue negli anni successivi) con la stretta sulle rivalutazioni degli assegni di importo più elevato.