19 Settembre 2024

Si ragiona sul seguente schema: pensioni di vecchiaia senza penalizzazioni «per tutti, non solo per il comparto sanità». E per medici, infermieri e il comparto sanitario «un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia» che però, ha aggiunto il presidente del Consiglio, si sta ancora «valutando». La reazione dei sindacati con Landini (Cgil): «Manovra resta sbagliata, governo non cambia nulla». Bombardieri (Uil): «Esecutivo conferma manovra, insensibile a piazze». Sbarra (Cisl): «Si sono impegnati su modifiche per le pensioni»

l governo rivedrà la norma che nella legge di bilancio taglia le aliquote di rendimento delle pensioni di diverse categorie di dipendenti pubblici. È quanto emerso dall’incontro tra governo e sindacati a palazzo Chigi, durato oltre tre ore, che avevano contestato l’articolo 33 della manovra.
In particolare, secondo quanto spiegato dalla premier Giorgia Meloni nel corso dell’incontro, si ragiona sul seguente schema: pensioni di vecchiaia senza penalizzazioni «per tutti, non solo per il comparto sanità». E per medici, infermieri e il comparto sanitario «un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia» che però, ha aggiunto il presidente del Consiglio, si sta ancora «valutando». L’esecutivo, ha garantito Meloni, è al lavoro per «risolvere e correggere», modificando la misura «nel migliore dei modi».

La premier ai sindacati: un problema enorme la pensione dei giovani
Nella fase conclusiva dell’incontro, il presidente del Consiglio ha parlato del nodo giovani. È un «problema enorme quello della pensione dei giovani», ha detto, segnalando che c’è una norma «giusta» a favore delle generazioni più giovani. «Il gioco di scaricare tutto il costo delle pensioni sulle generazioni che arrivano dopo non lo abbiamo fatto noi – ha aggiunto la premier -, certo è più redditizio sul piano del consenso occuparsi di chi è qui e ora, ma il costo è stato scaricato su chi non si poteva difendere e non era consapevole di quello che stava accadendo».

«Aperti alla partecipazione dei lavoratori in azienda»
Un altro tema affrontato è quello della partecipazione dei lavoratori alla vita delle aziende. «Secondo me – ha affermato Meloni – è una grande questione e sono assolutamente aperta e disponibile a lavorarci. È una materia che considero chiave di volta nel sistema economico italiano».

«Ce la mettiamo tutta per Patto orientato a crescita»
Al centro dell’incontro anche il tema del costo del lavoro. «Sarebbe bello rendere strutturale» il taglio del cuneo, ha confidato il capo del Governo, «ma diventa difficile in questo preciso contesto quando non sappiamo ancora quali saranno le regole con le quali operiamo nei prossimi anni. Credo si possa riconoscere che il governo ce la sta mettendo tutta per arrivare a un nuovo Patto di stabilità e di crescita che sia sostenibile e orientato più alla crescita che non alla stabilità» ha aggiunto.
All’incontro a Palazzo Chigi hanno partecipato, per il Governo, oltre alla premier, i vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida, Marina Calderone, Raffaele Fitto e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano. Presenti Cgil (Landini), isl (Sbarra), Uil (Bombardieri), Ugl (Capone), Cida (Cuzzilla), Cisal (Cavallaro), Confintesa (Visconti), Confsal (Margiotta), Usb (Fiorentini).

Sotto la lente l’articolo 33 della manovra
Si tratta ora di correggere l’articolo 33 del ddl di Bilancio, ovvero la norma che rivede le aliquote di rendimento per gli assegni di diverse categorie di dipendenti pubblici. L’intervento, che si traduce in tagli consistenti agli assegni delle categorie interessate, ha scatenato l’ira dei medici, ha sollevato dubbi di costituzionalità, oltre a prefigurare il rischio di una fuga dal pubblico. In particolare, per come è scritta allo stato attuale la norma, la pensione verrebbe tagliata a 732mila lavoratori pubblici in vent’anni, e tra questi 55.600 medici.

Landini: governo non ha cambiato nulla. Bombardieri: esecutivo insensibile a piazze
Fortemente negativo il giudizio della Cigl sull’incontro. Secondo il segretario generale, Maurizio Landini « è una manovra che fa cassa sul lavoro dipendente e sui pensionati, che non combatte la precarietà, che non dà un futuro serio al nostro Paese. Occorre proseguire con la mobilitazione che non finisce con la legge di Bilancio – ha aggiunto -, perché siamo di fronte alla necessità di fare riforme strutturali, a partire da una seria riforma del fisco e delle pensioni, di rinnovare i contratti e dare un futuro ai giovani cancellando la precarietà assurda che c’è nel Paese». Landini ha pertanto confermato «tutte le ragioni dello sciopero perché al di là dell’ascolto, al momento il governo non ha cambiato nulla della manovra». E sull’articolo 33, che riguarda le pensioni dei medici «si è limitato a dire che stanno ragionando. Continua a essere una manovra sbagliata».
Sulla stessa linea della Cgil, la Uil. «Il governo ha confermato l’impostazione della manovra. L’articolo 33», quello su aliquote e rendimenti pensionistici, «viene confermato: solo su questo stanno valutando eventuali modifiche», è stato il commento del segretario generalel Pierpaolo Bombardieri. «Si conferma ancora una volta l’insensibilità alle tante richieste che vengono dalle piazze – ha aggiunto -. Alla domanda se è vero o falso che fanno cassa sulle pensioni, non hanno risposto, come ci aspettavamo».
Più positiva la reazione della Cisl. «Incontro importante sia nel metodo sia nel merito. Il Governo si è impegnato per modifiche su pensioni», ha detto il segretario Luigi Sbarra.

Verso un maxi emendamento del governo alla manovra
Stando a quanto anticipato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ai rappresentanti delle aziende in occasione del vertice con l’esecutivo della settimana scorsa, le modifiche entreranno in un maxi emendamento del governo al provvedimento, atteso, a questo punto, a stretto giro, dopo il secondo tempo dei colloqui.
A parte il nodo pensioni, in occasione dell’incontro con i sindacati Meloni è tornata brevemente sulle quattro prioritàdella manovra: sostegno a lavoratori e famiglie e inizio del percorso della riforma fiscale (compreso interventi sui contratti pubblici); famiglia e natalità (congedi parentali, decontribuzione donne con figli, asili nido etc); sostegno alle imprese (super deduzione 120/130% sul lavoro stabile, investimento Zes unica del Sud, nuova Sabatini) e sanità (rinnovo contratti e abbattimento liste di attesa con detassazione su abbattimento liste attesa etc.).

Il punto sul Pnrr
La crescita prevista, ha ricordato durante l’incontro, è leggermente superiore alla media europea ma è ancora contenuta pari allo 0,7. Dal precedente vertice con i rappresentanti delle associazioni datoriali, ha poi aggiunto la premier, sono intervenute importanti novità sul Pnrr. Il piano precedente ha dovuto fare i conti con uno scenario mutato rispetto al suo avvio ed è stato mutuato rispetto al contesto attuale. Sulla terza rata l’interlocuzione è stata lunghissima perché c’erano delle misure non compatibili con i programmi di finanziamento.Le modifiche si sono indirizzate rispetto a priorità attuali come l’energia. Il quadro precedente alla trattativa ha registrato 20 riunioni della cabina di regia che ha raccolto molte delle sensibilità pervenute dalle parti sociali .Il nuovo piano, ha continuato il presidente del Consiglio, si concentra sul superamento delle criticità e sul rafforzamento della crescita. Le missioni salgono da 6 a 7.
Nell’intervento Meloni avrebbe poi posto l’accento sulle nuove riforme su riordino incentivi alle imprese, nuove regole sulle politiche di coesione ottimizzate con le strategie del Pnrr con sottoscrizione di accordi di coesione con le regioni, testo unico in materia di energie rinnovabili allo scopo di facilitare la messa a terra del Repower Eu per semplificare i quadro normativo, la innovazione dei lavoratori pubblici per accompagnare la sfida della autonomia energetica, la riforma dei sussidi dannosi per l’ambiente, la facilitazione degli impianti bio metano.Il nuovo piano vede il finanziamento di nuove misure sulle imprese con 12,4 miliardi di euro, 6,3 transizione 5,0, risorse alle imprese, supporto transizione, 2 miliardi sui contratti di filiera, 800 milioni sul turismo. Cinque miliardi sulle reti e le infrastrutture a partire dalle energetiche allo scopo di fare l’infrastruttura fra Europa e Africa ma anche altre infrastrutture in materia viaria, idrica, acquisto nuovi treni e ottimizzazione banchine.Un miliardo vanno a edifici scolastici e realizzazione nuove scuole per estensione tempo pieno.
La premier avrebbe poi posti l’accento sulle misure per giovani e famiglie a basso reddito finalizzate all’ottimizzazione degli stabili. Per giovani e diritto allo studio, 238 mila nuovi posti letto, 300 milioni per le borse studio. Sul fronte del lavoro, Meloni avrebbe sottolineato il potenziamento del Gol (Programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori ) finalizzato alla riduzione del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro, i 750 milioni sulla salute finalizzati a telemedicina e assistenza sanitaria integrata ma anche infrastrutture e interventi in edilizia sanitaria.Infine, la premier avrebbe ricordato ai sindacati il budget (1,2 miliardi) per ricostruzione Emilia marche e Toscana.

La stretta sulle pensioni dei medici
Proprio i medici sono sul piede di guerra, tanto che hanno annunciato che, se non dovessero esserci novità, sciopereranno il 5 dicembre. A farli infuriare è stato proprio l’ingresso della norma sulle pensioni che modifica il rendimento della quota retributiva (precedente al 1996) delle pensioni liquidate dal 2024, La riforma riduce le aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995 colpendo il personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Una misura che spingerebbe 6mila medici con i requisiti per la pensione a uscire subito a cui si aggiungono almeno 13mila infermieri.
«Dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece – avvertono i sindacati dei medici – siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione».

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