16 Settembre 2024
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La manovra viaggia verso il Parlamento, dove si potrebbe riaprire la partita anche sull’incentivo per favorire la permanenza al lavoro degli over 62 con 41 di contributi

Un bonus in formato “super” per il rinvio dell’uscita anticipata una volta raggiunte le nuove soglie di Quote di 103. Che però allo stesso tempo blocca per sempre l’importo della pensione, di fatto penalizzandola, sostanzialmente al livello raggiunto al momento della decisione del posticipo. Le ultime bozze della manovra aprono la strada a una decontribuzione del 33% da riversare totalmente nello stipendio del lavoratore dipendente che lo richiedesse alla maturazione dei 62 anni d’età e 41 di contribuzione. Ma ancora ieri sera al ministero dell’Economia si continuava a lavorare sulla rotta già annunciata: quella di un incentivo del 10% (la quota di contributi a carico del lavoratore), che resta il più probabile, e che bloccherebbe comunque la crescita dell’assegno.

Mef, i contenuti sono quelli approvati in Cdm
Secondo il Mef le bozze in circolazione non vanno prese in considerazione. Con una nota divulgata ieri il dicastero guidato da Giancarlo Giorgetti afferma che su vari capitoli, come quello delle pensioni e, in particolare, di Opzione donna, «le cosiddette bozze che circolano a vario titolo rischiano di non corrispondere alla realtà dei fatti». Non solo: il ministero dell’Economia «conferma, al momento, i contenuti già approvati nel Cdm di lunedì scorso».

La versione Opzione donna
La versione di Opzione donna rimarrebbe quindi quella annunciata con la soglia anagrafica dell’uscita anticipata per tutte le lavoratrici modulata sulla base del numero dei figli: a 58 anni con due o più, a 59 con uno solo e a 60 senza “prole”. Non ci sarebbe pertanto la marcia indietro che si profilava, e che non sarebbe dispiaciuta al ministero del Lavoro, per ricorrere semplicemente a una proroga secca dell’attuale meccanismo, visti anche alcuni dubbi già manifestati di un rischio di incostituzionalità della misura.

La partita in Parlamento
Anche per questo motivo, se il testo finale della manovra confermerà, come sembra, la ”variabile figli”, la partita si riaprirà in Parlamento. Dove l’attenzione si concentrerà anche sull’incentivo per favorire la permanenza al lavoro degli over 62 con 41 di contributi. La misura contenuta negli ultimi testi del Ddl di bilancio ricalca il cosiddetto bonus Maroni con un super-incentivo del 33% (decontribuzione totale) che farebbe salire la busta paga dei lavoratori dipendenti di circa 280 euro netti al mese nel caso di un reddito lordo annuo da lavoro di 15mila euro e addirittura di quasi 690 euro netti al mese con un reddito lordo da 50mila euro l’anno. Ma il rinvio (“volontario”) dell’uscita anticipata con i requisiti di Quota 103 bloccherebbe di fatto in modo automatico il livello della pensione, che rimarrebbe per sempre “leggera”.

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