Fonte: Huffington Post
di Alessandro De Angelis
La proposta di Renzi sul deficit incassa il gelo Ue e non cambia l’agenda del governo. Ma da il via a una lunga campagna elettorale contro le regole europee
Renzi attacca, anche in modo un po’ duro, il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. “Ha un pregiudizio anti-italiano”. Renzi rivanga addirittura un’antica polemica: “Gli spiegai che le donne noi non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro”. E poi una valanga di frasi, contro l’austerità, contro il rigore perché “di rigore si muore” e contro gli “euro-burocrati”, contro il fiscal compact. Con toni da comizio cerca la polemica con l’Europa e l’alimenta: “Basta cura dimagrante”. A ogni ora da un palco radiofonico diverso. Renzi è a Radio-Montecarlo di pomeriggio, a Zapping sul far del tramonto. E domani stessa cosa, altre radio, per presentare il libro.
È semplicemente l’inizio della campagna elettorale, pensata e programmata sul 24 settembre e poi diventata più lunga per necessità: le anticipazioni sui giornali, le radio, il treno a settembre. C’è tutto: una proposta (alzare il deficit al 2,9 per abbassare le tasse), uno slogan (superare il fiscal compact, anche se non si spiega come e con chi), il nemico (i sordi burocrati di Bruxelles), i voti da cercare al centro in nome della critica all’Europa e rispolverando antichi slogan del centrodestra (“giù le tasse”). E c’è soprattutto, come ben raccontano quelli che gli stanno attorno, quel desiderio diventato quasi un’ossessione di tornare al centro della scena, dimostrando – dopo la sconfitta epocale – che la politica è ancora, come prima del 4 dicembre – “renzicentrica”.
E invece, in questo anticipo di campagna elettorale a 40 grandi all’ombra, la notizia è proprio questa, a vedere le reazioni a tanto attivismo. La proposta viene presa per quello che è: un’idea “per la prossima legislatura” – così ha più volte detto Renzi – e dal sapore elettoralistico. Il governo continua per la sua strada senza neanche che si senta una voce per valorizzarla neanche in prospettiva, Moscovici liquida in modo tranchant proposta e proponente, governo ed Europa dialogano e trattano sulla prossima legge di bilancio. “Temi per la prossima legislatura” dice sbrigativamente Padoan, evidentemente nell’intento di evitare che la campagna elettorale di Renzi aggravi il negoziato in corso sulla legge di bilancio.
Perché il punto è proprio questo. Il lavoro che sta facendo il governo Gentiloni a Bruxelles per la manovra di autunno è assai diverso, nella logica e nel merito, rispetto al piano illustrato da Renzi: Padoan sta negoziando il rientro, dunque una riduzione del deficit. L’ex premier propone un aumento del deficit che altro non è che aumento della spesa pubblica, con l’idea di elargire un bonus per famiglie, anch’esso dal sapore elettoralistico. E la riposta dell’Europa mostra il vero punto debole dell’idea, ovvero l’assenza di alleanze e l’isolamento. Le parole di Moscovici, che ricorda la flessibilità di cui beneficiò il governo di Renzi, sono piuttosto indicative della freddezza attorno all’idea. E per cambiare i trattati come il fiscal compact servono alleanze tra paesi membri, capacità negoziale e un minimo di condivisione. Altro discorso è una campagna elettorale impostata con l’obiettivo di contendere voti a Grillo e Salvini.