Fonte: La Stampa
di Ugo Magri
Il premier lascia intendere che non solo lui, ma anche deputati e senatori dovrebbero andarsene a casa qualora al referendum vincessero i «no». Ma Mattarella la pensa in altro modo
Non ci vuole molto a capire come mai Renzi, anziché spegnere l’incendio che si è acceso sul referendum, getti altra benzina sul fuoco. Lasciando intendere che non solo lui, ma l’intero Parlamento dovrebbe andarsene a casa qualora vincessero i «no». Renzi lo dice perché sente aria di congiure ai suoi danni. Sa che una parte del suo stesso partito spera, sotto sotto, in una sconfitta per detronizzarlo e piazzare al suo posto qualche altro esponente Pd (circolano parecchi nomi, perfino quello della Mogherini che attualmente ricopre l’incarico prestigioso di ministro degli Esteri Ue). Per cui Renzi sfida gli avversari interni: attenti – è come se dicesse loro col suo solito tono spavaldo – che dopo di me ci saranno soltanto le elezioni. In caso di sconfitta del «si» dovrò dimettermi; ma pure voi, carissimi nemici, farete la mia stessa brutta fine.
Come tutte le pistole, pure quella del premier può mettere paura soltanto a patto che non sia caricata a salve. Cioè a condizione che Renzi sia davvero in grado di riportare il paese alle urne. Del che è lecito dubitare. Anzitutto perché il presidente della Repubblica, cui spetta il potere di scioglimento, non sembra disposto a bruciare le tappe. L’orizzonte temporale di Mattarella è il 2018, quando la legislatura sarà arrivata alla sua naturale conclusione. Non prima.
Per piegare la resistenza del Colle, e imporre elezioni subito, Renzi dovrebbe far leva sulla cieca e totale obbedienza del suo partito, con l’obiettivo di tagliare la via a qualunque soluzione alternativa e rendere inevitabile un ricorso alle urne. Ma riuscirà davvero il premier, nel caso dovesse perdere il referendum, a conservare sul suo partito una presa così forte da mettere tutti quanti in riga? Qualche dubbio è legittimo. Perfino nel caso in cui Renzi ci riuscisse, non si capisce quale sarebbe il suo tornaconto. Perché dopo una batosta nel referendum, figurarsi che altra legnata il premier prenderebbe nelle elezioni politiche. Avrebbe più chance di vincere al lotto piuttosto che nella lotteria elettorale. Per cui la minaccia di Renzi è chiara; che poi funzioni, è tutto da dimostrare.