19 Settembre 2024

Fonte: Corriere della Sera

Giornata internazione violenza sulle donne

di Alessandro Fulloni

Il giorno delle Donne

Nella Giornata contro la Violenza sulle Donne omicidio a Perugia. La vittima è Raffaella Presta, avvocato di 43 anni, è stata colpita al termine di una lite. Il marito, 40, Francesco Rosi si è poi consegnato alle forze dell’ordine. In casa al momento dell’omicidio ci sarebbe stato anche il figlio di sei anni

La chiamata al 112: «Ho fatto una cosa grave a mia moglie». Un colpo esploso con una doppietta da caccia. Il marito che spara. La vittima è Raffaella Presta, avvocato specializzato in diritto di famiglia, 40 anni. Picchiata altre volte in passato. Mai aveva denunciato il compagno violento, anche se a giugno le percosse le avevano procurato la rottura del timpano. È stata uccisa a Perugia in una giornata che tutto il mondo dedica a combattere la violenza sulle donne. L’uomo, Francesco Rosi, di 43 anni, agente immobiliare, dopo aver ammazzato la compagna, ha chiamato i carabinieri e si è costituito. Adesso è stato arrestato in flagranza di reato (probabilmente perché all’arrivo delle Gazzelle l’uomo era ancora al telefono con il carabiniere del 112 a cui aveva in qualche modo confessato il delitto). In procura ha scelto di non rispondere a nessuna domanda durante l’interrogatorio ed è stato quindi portato nel carcere del capoluogo umbro. La coppia, sposata da una ventina d’anni, ha un figlio di sei anni che era in casa al momento dell’omicidio anche se fortunatamente non ha assistito alla scena. Il colonnello Cosimo Fiore, comandante provinciale dei carabinieri di Perugia, ha parlato di «omicidio per futili motivi». Gelosia, forse. Sempre che abbia senso cercare un movente in un delitto così, seguito a una serie di botte e vessazioni ripetute.

La lite e gli spari

Ore 15 e 30 circa. Tutto succede in un corridoio di una villa elegante nella zona della stazione di Perugia, via Bellocchio, al termine di una lite, l’ennesima. Lui le ha sparato un colpo solo. Centrandola. Ora quel che emerge dai primi riscontri investigativi e dalle testimonianze di chi conosceva la donna è una storia terribile. E sentita tante volte, troppe. Raffaella era un avvocato penalista, una donna «preparata, seria e scrupolosa» racconta a Corriere.it una collega con cui ha lavorato a lungo, dal 2007. Piange al cellulare, mentre ricorda l’amica che aveva una specializzazione in diritto di famiglia.

Picchiata a giugno: timpano rotto

«Era forte, bella, solare. Da tempo però mi ero accorta che era tesa». Liti in famiglia, con il marito. Ripetute. A giugno quella più grave. Picchiata, come altre volte. Stavolta però con una conseguenza pesante: la rottura del timpano. Inascoltati, i consigli delle amiche: «Sporgi denuncia». Raffaella ha preferito percorrere un’altra strada. Pensando di sopportare, immaginando di poter salvaguardare la famiglia, la crescita del piccolo. Dopo l’episodio di giugno, Raffaella non è più andata a lavorare. Lo ha comunicato alle amiche, alle colleghe, motivando la sofferta decisione con il fatto che non voleva creare disagi, lei sempre più turbata. E poi, quella specie di confessione sussurrata a una delle colleghe più care: «Mio marito non vuole che io lavori».

I carabinieri: l’uomo è «reo confesso»

«È l’ennesima tragedia familiare in cui un uomo uccide una donna» dice il colonnello Fiore uscendo dalla villetta di 3 piani. Il delitto è avvenuto all’interno dell’abitazione di famiglia, in un corridoio, al termine di una lite sui cui motivi si sta indagando (l’omicida, in stato di fermo si trova in procura per un interrogatorio davanti al pm assistito dall’avvocato Luca Maori). L’uomo – «reo confesso», affermano gli investigatori – avrebbe sparato il colpo nella zona inguinale della moglie, morta poco dopo. Inutili i tentativi di rianimarla da parte del 118, giunto dopo la chiamata dell’uomo al 112. «Ho fatto qualcosa di grave a mia moglie» ha detto all’operatore. Che però, dopo essere fatto dire dove inviare le «gazzelle» a sirene spiegate, è riuscito a trattenere al telefono Rosi. Che prima di riagganciare ha ammesso quel che aveva fatto alla moglie. «L’ho uccisa».

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