Via al summit con leader africani e Ue. In arrivo 3 miliardi dal Fondo italiano per il clima e 2,5 miliardi dalla Cooperazione, con i primi «progetti pilota» dal Marocco al Kenya
Una dotazione iniziale di 5,5 miliardi di euro e cinque pilastri fondativi: istruzione, salute, agricoltura, acqua e energia, con «progetti pilota» che vanno dai centri universitari di eccellenza in Marocco alla produzione di biocarburanti in Kenya. L’ambizione, sullo sfondo, è di trasformare l’Italia in un «hub» per l’approvvigionamento energetico fra Africa e Ue.
È l’ossatura del cosiddetto Piano Mattei per l’Africa, il piano del governo Meloni sui «nuovi rapporti» con il Continente africano svelato al vertice ItaliAfrica in corso a Roma: uno dei primi eventi della presidenza italiana del G7 e uno snodo chiave nella politica estera del governo di Giorgia Meloni, popolato dalle delegazioni di 46 Paesi, con 15 capi di Stato e 8 capi di governo dal Continente. Fra i leader di maggior peso il premier etiope Abiy Ahmed, il presidente del Kenya William Ruto e il suo omologo tunisino Kais Saied.
I dettagli del testo sono stati divulgati dalla premier nel suo intervento inaugurale, prima dei saluti del ministro degli Esteri Antonio Tajani, del presidente dell’Unione africana Azali Assoumani, del presidente della Commissione Ue Moussa Faki e dei leader comunitari Roberta Metsola (Parlamento Ue), Charles Michel (Consiglio europeo) e Ursula von der Leyen (Commissione).
Meloni ha ribadito che la logica del Piano è quella di una «piattaforma programmatica», in una «collaborazione da pari a pari» che dovrà stabilire anche i contenuti esatti del testo. Fuori dalla governance complessiva e i primi numeri, infatti, il Piano resta fermo a una fase di stesura che potrebbe – o meno – fissare qualche tassello in più nel vertice di oggi.
I numeri del Piano e i «progetti pilota»
A quanto ha evidenziato Meloni in apertura di conferenza, i 5,5 miliardi del primo budget del Piano Mattei saranno attinti in parte dal Fondo sociale per il clima italiano (3 miliardi) e in parte dalle risorse della Cooperazione italiana (2,5 miliardi). «Non basta», ha ammesso Meloni, sottolineando che il governo andrà in cerca di nuove risorse fra singoli Paesi donatori, Ue e istituzioni multilaterali come il Fondo monetario internazionale, rappresentato a Roma dalla presidente Kristalina Georgieva. Meloni ha sottolineato anche la creazione di un nuovo «strumento finanziario» della Cassa depositi e prestiti per agevolare i finanziamenti del settore privato, un tassello che dovrà essere «cruciale» come leva negli impegni economici sul Continente.
Come era stato anticipato, il governo ha individuato una serie di «Paesi pilota» per i primi «progetti e iniziative concreti» lungo i cinque pilastri di salute, istruzione, agricoltura, risorse idriche e il «nesso naturale» fra clima e produzione energetica. Gli esempi accennati da Meloni includono un «centro di eccellenza» universitario in Marocco, lo sviluppo di servizi sanitari in Costa d’Avorio, il monitoraggio satellitare delle colture in Algeria, un centro «agroalimentare» per l’export di settore in Mozambico, lo sviluppo di pozzi e reti idriche nella Repubblica democratica del Congo e il recupero ambientale in Etiopia.
Sul versante energetico, il capitolo più delicato nel «Piano» che omaggia il fondatore dell’Eni Mattei, Meloni ha ricordato il progetto già in essere dell’elettrodotto Elmed fra Italia e Tunisia e annunciato un’iniziativa per lo sviluppo di biocarburanti in Kenya, con il coinvolgimento di «400mila agricoltori entro il 2027». L’ambizione del governo è di imporre l’Italia come «hub» per le forniture energetiche della Ue, compensando lo shock del taglio delle forniture russe.
Faki (Ua): necessario passare da parole a fatti
La risposta dei leader africani, finora, è ambivalente. Fuori dai rapporti bilaterali, come l’amicizia già saldata fra la premier Meloni e il suo omologo etiope Abiy Ahmed, la linea resta quella di un’apertura con – varie – riserve sia al piano Mattei che alle offerte di collaborazione formalizzate su scala europea. il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki, ha sottolineato «l’apprezzamento» dei Paesi del Continente verso il «cambio di paradigma» nei rapporti con l’Africa spinto dall’Unione europea, ma fissato alcuni paletti su approccio e aspettative nella partnership con il Continente. Faki ha dichiarato che «avrebbe auspicato di essere consultato» sul Piano, una stilettata diretta all’esecutivo Meloni, prima di chiarire che le economie africane esigono «fatti» sugli impegni economici riepilogati a Roma: «Desidero insistere qui sulla necessità di passare dalle parole ai fatti: capirete bene che non ci possiamo più accontentare di semplici promesse che spesso non sono mantenute».