20 Settembre 2024

Fonte: La Repubblica

L’attentatore è un 29enne uzbeko, ha urlato «Allah Akhbar». Tra le vittime 5 argentini e una belga. Trump: animale, va mandato a Guantanamo. L’Fbi rintraccia un secondo uzbeco: «persona di interesse» per le indagini

Ha lasciato un bigliettino vicino al furgoncino usato per l’attacco, nel quale ha scritto che agiva per l’Isis, il killer che ieri ha fatto tornare il terrore a poche decine di metri dal World Trade Center a New York, il “Ground Zero” dell’11 settembre. Alle tre del pomeriggio un camion è piombato su una delle più affollate piste ciclabili di Manhattan facendo una strage: almeno otto morti e una quindicina di feriti, ma il bilancio potrebbe salire ancora. L’aggressore è un 29enne di nome Sayfullo Habibullaevic Saipov, di origini uzbeke: sarebbe arrivato negli Stati Uniti dal 2010. Secondo alcune indiscrezioni dei media Usa aveva anche una bandiera dello Stato islamico, mentre gli inquirenti hanno trovato nel suo computer materiale legato all’Isis.
Ha percorso oltre un chilometro sulla pista ciclabile, la Hudson River Greenway, prima di finire la sua folle corsa di morte contro uno scuolabus del liceo Stuyvesant. Secondo alcuni testimoni l’autista del mezzo si è messo di traverso per frenare il camioncino-killer. Saipov era in contatto con altre due persone schedate nel database antiterrorismo Usa.

RINTRACCIATO UN SECONDO UZBECO
In serata, l’Fbi ha fatto sapere di non essere più alla ricerca del 32enne Mukhammadzoir Kadirov, anche lui di nazionalità uzbeca, di cui nel pomeriggio era stato diffuso un identikit. Al momento risulta essere solo «persona di interesse» per le indagini.

INDAGINI SUI CONTATTI CON L’ISIS
L’attentatore, che impugnava due pistole ad aria compressa, è stato neutralizzato dalla polizia un chilometro dopo la strage, mentre gridava «Allahu Akhbar». Per il presidente Usa Donald Trump, che ha immediatamente twittato, è stato «un altro attacco da parte di una persone malata e folle». Poi ha attaccato il sistema di lotteria con cui l’attentatore ha ricevuto la green card, il permesso di soggiorno Usa: bisogna concederla «in base al merito», ha twittato. Il presidente, dopo aver definito l’attentatore «un animale», rispondendo a un giornalista alla Casa Bianca, quando gli è stato domandato se valuterà di inviarlo a Guantanamo, ha risposto: «Certamente». Andrew Cuomo, governatore di New York, ha detto che il killer è «un lupo solitario radicalizzato negli Usa», sottolineando, in quella che sembra una replica a Trump, che «non è il momento di fare politica, non è il momento di fomentare l’odio». Anche Bill de Blasio ha criticato il presidente Usa: «L’ultima cosa che lui o chiunque dovrebbe fare è politicizzare questa tragedia».

MORTI 5 ARGENTINI
Tra le otto vittime sono stati identificati cinque argentini e una donna belga. I cinque sudamericani erano originari di Rosario ed ex compagni di classe, erano in viaggio negli States per festeggiare 30 anni dal diploma. Il governo di Buenos Aires li ha identificati in Hernán Mendoza, Diego Angelini, Alejandro Pagnucco, Ariel Erlij e Hernan Ferruchi. Con loro c’era anche un sesto connazionale, Martin Marro, rimasto ferito. È morta anche una cittadina belga, una donna – ha spiegato Didier Reynders, vice-premier e ministro degli esteri belga – arrivata da Roulers, nelle fiandre, con la sorella e la madre.

CONTROLLI NELLA MOSCHEA
L’attentatore Saipov era un autista per Uber: una persona «molto amichevole» lo descrive un suo amico. «Siamo inorriditi da questo insensato atto di violenza», ha scritto in una nota l’azienda di trasporto via app. Saipove abittava con la moglie e i due figli in New Jersey, a Paterson, ma quando è stato fermato dalla polizia era in possesso di un documento rilasciato a Tampa, in Florida. Controlli sono scattati nella moschea che frequentava in New Jersey, e che era finita nel mirino della polizia nel 2006 nell’ambito del criticato programma di sorveglianza delle comunità musulmane. Il passato di Saipov non ha finora rivelato sorprese, se non alcune infrazioni stradali.

POLEMICHE SULL’IMMIGRAZIONE
L’attacco, il peggiore a New York dall’11 settembre, riaccende il dibattito sull’immigrazione negli Stati Uniti, complicando una settimana già difficile per il presidente Donald Trump. Proprio Trump dopo aver mostrato un’iniziale cautela parla di «attacco terroristico» e annuncia: «Ho ordinato al Dipartimento per la Sicurezza Nazionale un rafforzamento dei controlli già duri» su chi entra nel paese.

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