20 Settembre 2024

Fonte: Huffington Post

di Giuseppe Colombo

Il Covid fa schizzare il numero di poveri “assoluti”. Nel decreto Sostegno un altro miliardo di aiuti

Quanto il Covid abbia fatto e faccia male all’Italia lo dicono i numeri dei morti e quelli dei contagi. Ma anche quelli dei poveri. Perché il 2020, l’anno in cui è scoppiata la pandemia, è stato anche l’anno in cui il Paese ha toccato un record su questo fronte. Un primato in negativo. Mai così tante persone in povertà assoluta dal 2005. Da quindici anni. Sono i dati dell’Istat a dirlo, così come dicono che nel 2019 c’era un milione di persone che non viveva in questa condizione. Ora invece sì. E così il numero dei poveri “assoluti” è salito a 5,6 milioni, il 9,4% della popolazione. Per il Governo è tempo di riaprire le casse dello Stato e di rifinanziare le misure anti-povertà: più soldi per il reddito di cittadinanza e per quello di emergenza.
Sarà il decreto Sostegno, atteso la settimana prossima sul tavolo del Consiglio dei ministri, a tenere dentro 1 miliardo per rifinanziare il reddito di cittadinanza e le risorse per due nuove mensilità (febbraio e marzo) del reddito di emergenza. E il ricorso a una misura introdotta prima dell’arrivo del virus (il reddito di cittadinanza) e a una arrivata proprio con la pandemia (il reddito di emergenza) spiega bene l’evoluzione dell’onda della povertà. Era forte già prima del Covid: l’introduzione del Rdc e di altre misure, in linea con una situazione economica piatta ma non negativa, ha portato a un miglioramento. Nel 2019, infatti, si sono ridotti e in maniera significativa il numero e la quota di famiglie (e di individui) in povertà assoluta. Certo i valori erano sempre molto superiori rispetto a quelli che hanno preceduto la crisi del 2008. Insomma non era di certo stata “abolita la povertà” – espressione usata da Luigi Di Maio già il 28 settembre 2018 – ma un segnale, l’anno dopo l’annuncio dal balconcino di palazzo Chigi, c’era comunque stato. La pandemia, però, ha azzerato la flessione della curva. Schizzata ora ai livelli del 2005.
Per riassumere: a una povertà strutturale forte, che aveva registrato una flessione nel 2019, è subentrata una povertà rafforzata dal virus. Con l’aggiunta, sempre in negativo, che lo strascico ha già toccato i primi due mesi del 2021, caratterizzati ancora da restrizioni per contrastare il virus. E ora è il ricorso massiccio che gli italiani hanno fatto nel 2020 del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza a portare il Governo a spingere ancora su queste due misure. La macchina degli aiuti anti Covid è molto più larga. Tiene dentro la cassa integrazione che ha tenuto a galla le entrate delle famiglie, i cosiddetti ristori che hanno dato sostegno alle attività economiche, i bonus che hanno aiutato sempre le famiglie. Ma il reddito di cittadinanza e quello di emergenza sono gli strumenti che impattano sulla fascia più povera della popolazione. Su chi non ha un lavoro. Ancora di più, il reddito di emergenza, su chi vive in una condizione di povertà più estrema.
I numeri, ancora una volta, danno volto al disagio e quindi alla necessità. Le famiglie che nel 2020 hanno beneficiato almeno una volta del reddito di cittadinanza sono state 1 milione e 580mila. Sono circa 3,1 milioni di persone. L’anno prima il Rdc è andato a 1 milione e 100mila famiglie. E il 2021 si è aperto in linea con l’incremento registrato nel 2020 rispetto al 2019. A gennaio i beneficiari sono stati 1,2 milioni di famiglie, pari a 2,8 milioni di persone. Nell’ultimo trimestre dell’anno scorso c’è stata una flessione, ma dovuta al fatto che chi ha usufruito del reddito di cittadinanza per 18 mesi devi fermarsi un mese prima di riaverlo di nuovo. La pausa, tuttavia, non ha impattato su una richiesta che è cresciuta. Per questo ora servono nuovi soldi. Un miliardo in più per il 2021. La stessa logica sta alla base del reddito di emergenza: al 10 gennaio le famiglie che ne hanno beneficiato sono state 292mila.

L’impatto del reddito di cittadinanza
Il rifinanziamento del reddito di cittadinanza punta non solo a contenere la nuova ondata di povertà, ma anche a replicare, seppure in parte, l’impatto positivo che ha avuto nel 2019 e poi, in maniera più sfumata, nel 2020. Come si evince da una tabella dell’Inps, grazie al reddito di cittadinanza la distanza tra il 20% più ricco e il 20% più povero è diminuita, così come sono diminuite l’intensità della povertà e la disuguaglianza.

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