19 Settembre 2024

Il presidente del Consiglio incontrerà a Bruxelles il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen: l’appuntamento è stato organizzato in tempi record

Dalla revisione del Pnrr all’energia, dalla riforma del Patto di stabilità ai migranti e alla supremazia del diritto Ue su quello nazionale: sono tanti i dossier aperti tra Italia e Ue a cui dovrà mettere mano il nuovo governo di Giorgia Meloni. Nel pomeriggio di giovedì 3 novembre il presidente del Consiglio incontrerà a Bruxelles la numero uno della Commissione europea Ursula von der Leyen, che appena insediato il governo di destra centro si era detta «impaziente» di incontrare la nuova premier italiana. L’appuntamento è stato organizzato in tempi record così come gli altri due incontri previsti nella stessa giornata, quelli con la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola e quello con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.
Meloni è presidente dell’Ecr, il partito dei Conservatori e dei riformisti europei che raggruppa partiti di destra ed estrema destra, compresi il polacco Diritto e giustizia, lo spagnolo Vox e i Democratici svedesi. È forte il suo legame con il premier ungherese Orban. Si è detto e scritto molto su un “asse” Italia-Polonia-Ungheria. Il presidente del Consiglio italiano parla di Superstato europeo, ha criticato il fatto che gran parte del potere decisionale sia in mano alla Commissione: sono tutti elementi di convergenza con Polonia e Ungheria. Fratelli d’Italia ha sostenuto che la primazia del diritto europeo sul diritto nazionale va rivista. Si tratta di posizioni, pur non maggioritarie, che si ritrovano in molti altri paesi. Sta di fatto, in ogni caso, che essere un membro importante – e influente dato il suo peso economico e geopolitico nel continente – dell’area euro per l’Italia, che dalla moneta unica trae stabilità, dovrà fare necessariamente la differenza.

Pnrr, l’Italia chiede di poter procedere a modifiche
L’Italia chiede di poter modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il piano che attua Next Generation Eu (l’talia è il primo beneficiario). L’Ue ha ribadito più volte che lo spazio di manovra è molto limitato. «Noi abbiamo posto una questione – ha sottolineato nelle ultime ore il ministro per gli Affari europei, la politica di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto -: il Pnrr è stato approvato prima dello scoppio della guerra e prevede su 232 miliardi di euro, 120 miliardi di opere pubbliche. L’aumento del costo delle materie prime è stato quantificato dall’Ance nel 30/35% e quindi è evidente che già questi aspetti lasciano intendere una necessità che non sta a me adesso proporre come dichiarazione ma che sarà oggetto di un confronto serio in base al regolamento che è previsto a livello comunitario con la Commissione europea». La trattativa è comunque aperta.

Energia
È importante che l’Unione europea abbia «una politica e una strategia energetica comuni più incisive», ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti volato a Berlino dove ha incontrato il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. Price cap, disaccoppiamento dei prezzi dell’energia da quello del gas, riforma del mercato TTF, aiuti a imprese e cittadini i nodi da sciogliere al più presto possibile. L’Italia potrebbe beneficiare dello sblocco di 4 miliardi di fondi strutturali Ue non ancora spesi.

Riforma del Patto di stabilità
La proposta della Commissione Ue arriverà il 9 novembre. Per l’Italia, alle prese con un deficit e un debito ben al di sopra dei parametri di Maastricht, sarà un importante banco di prova per la futura gestione dei conti pubblici. Alcune cose sono già chiare: la sorveglianza sarà più stretta per i paesi a debito elevato (tra cui l’Italia), ma si uscirà dal dogma, in realtà mai messo in pratica, del taglio annuale di un ventesimo del debito/pil superiore al 60 per cento. Si profilano piani di aggiustamento dei conti negoziati e verificati ogni anno con Bruxelles (però l’ultima parola è sempre degli stati) per garantire una riduzione progressiva dell’indebitamento in un arco di almeno quattro anni, estensibili a sette, imperniati sul rispetto di una singola regola sull’incremento della spesa pubblica. Spalmare gli aggiustamenti su tempi più lunghi di un anno avrebbe come contropartita una supervisione europea più stretta. Difficile sfuggire a tale contropartita.

Mes
C’è sempre sul tavolo la questione del Mes (Meccanismo europeo di stabilità), cioè della ratifica delle modifiche al trattato che lo ha istituito, modifiche contestate sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia (all’epoca anche dal Movimento 5 Stelle). La stessa Meloni a fine 2019 presenziò a una manifestazione davanti alla sede del Consiglio europeo dichiarandosi contro la ratifica. Finora l’Italia si è riparata dietro la Germania, che non ha ratificato quel trattato perché in attesa del vaglio della corte costituzionale tedesca, tuttavia l’impegno più volte reiterato è procedere alla ratifica.

Migranti
La gestione dei flussi migratori è da anni al centro di scontri e polemiche. Da un lato l’Italia frena sullo sbarco degli irregolari raccolti in mare dalle navi delle Ong, dall’altro l’Ue sottolinea la necessità che i salvataggi avvengano il più rapidamente possibile.

Concessioni balneari
L’Ue da anni chiede all’Italia di applicare la direttiva Bolkestein mettendo a gara le concessioni degli stabilimenti. Il nuovo governo ritiene la cosa incostituzionale e mette in discussione la supremazia del diritto Ue su quello nazionale.

Etichetta nutrizionale
L’Italia è impegnata da anni in una battaglia a Bruxelles per evitare che l’Ue adotti il modello francese a semaforo Nutriscore – ritenuto fuorviante e penalizzante per i prodotti italiani – per indicare le proprietà nutrizionali degli alimenti.
I tre dossier sono già o sono comunque destinati a passare dal vaglio dei servizi della Commissione Ue che vigilano sul rispetto della libera concorrenza e contro i monopoli.

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