22 Novembre 2024

Il ministro vedrà Celine Gauer, capo della Task force europea sul Recovery: confronto sulla richiesta di revisione presentata dall’Italia

Con la fine delle vacanze riparte immediatamente il confronto tra Italia e Commissione europea sul nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal governo. Ad aprire i giochi è stata la prima missione a Bruxelles dopo le ferie del ministro per gli Affari Ue, il Sud e il Pnrr, Raffaele Fitto, che a Palazzo Berlaymont lunedì 4 settembre ha incontrato Celine Gauer, a capo della Task force europea sul Recovery.

Ue: clima costruttivo
«I servizi della Commissione hanno avuto oggi un incontro con il ministro Raffaele Fitto sul Pnrr italiano. Abbiamo incontri regolari di questo tipo con tutti gli Stati membri. L’incontro si è svolto in un clima positivo e costruttivo. Sono stati discussi i seguenti argomenti: la revisione del piano italiano, l’imminente quarta richiesta di pagamento e l’organizzazione del lavoro sul piano di ripresa in futuro». E’ quanto dichiara un portavoce della Commissione Ue dopo l’incontro.

Fitto: incontro andato molto bene
«E’ andata molto bene, sono ottimista. Si lavora in maniera positiva», ha detto il ministro per gli Affari Ue, il Sud e il Pnrr rispondendo ai cronisti. Nell’incontro, spiegano fonti di governo, si è discussa «in modo costruttivo la revisione globale del Pnrr, incluso il nuovo capitolo RePowerEe. Il lavoro sulla revisione continuerà nelle prossime settimane nel quadro della stretta collaborazione tra il Governo italiano e la Commissione europea».

Primo confronto sulla revisione
Sarà primo giro d’orizzonte sul nuovo Pnrr. Un piano che il governo di Giorgia Meloni ha rivisto ampiamente, andando a toccare 144 progetti e riforme sui circa 350 previsti inizialmente. «L’Italia ha presentato la sua richiesta di revisione del Pnrr, come previsto. Domani (lunedì 4 settembre, ndr) si terrà una riunione che permetterà di ben avviare il lavoro di analisi da parte della Commissione», hanno spiegato dall’esecutivo europeo.
«I dati che cominciano ad affluire sono positivi e confortanti, bisogna lavorare perché questi possano migliorare e la revisione del Piano è un elemento importante», ha sottolineato Fitto nel corso della sua visita a Cernobbio.

I tempi per le prossime rate
Il cronoprogramma italiano sul Pnrr, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, ha avuto una sensibile accelerazione. Dopo una lunga attesa e un doppio intervento di modifiche la richiesta per la terza rata da 18,5 miliardi ha incassato la luce verde della Commissione. Con il sì del Consiglio Ue atteso nei prossimi giorni il bonifico europeo dovrebbe concretizzarsi. Allo stesso tempo Palazzo Berlaymont sta esaminando le modifiche apportate dal governo ai target relativi alla quarta rata (la cui richiesta sarebbe dovuta pervenire a fine giugno). Il via libera appare poco più di una formalità dato che governo e Bruxelles hanno lavorato assieme alle modifiche messe nero su bianco. A quel punto l’Italia farà ufficiale richiesta per la quarta rata, con l’obiettivo di incassare la tranche da 16,5 miliardi entro la fine dell’anno.

La revisione
Ma è sulla revisione del Pnrr – al quale è stato aggiunto il capitolo Repower – che la discussione si preannuncia complessa. Fonti vicine al dossier spiegano che, al momento, non c’è un ambito particolare in cui dall’Ue sono state sottolineate criticità. Allo stesso tempo, si prevede che il lavoro di analisi sia lungo e non si possono escludere correzioni in corsa. La volontà della Commissione resta quella di collaborare con tutti i Paesi membri. E per Ursula von der Leyen, che potrebbe ricandidarsi a presidente della Commissione nel 2024, non è certo il tempo di farsi nemici tra i 27. «Tutti si concentrano su questa pseudo polemica con i Comuni e pochi si concentrano per esempio sul RepowerEu, la proposta nazionale che prevede investimenti strategici sulle reti e che prevede anche interventi con incentivi per famiglie e imprese per circa 20 miliardi», ha osservato Fitto.

La richiesta italiana
Sul piano finanziario l’Italia non ha fatto richiesta di ulteriori prestiti (in totale all’Ue resta un tesoretto di 93 miliardi di euro) ma resta uno dei 5 Paesi ad aver comunque fatto domanda per tutta la quota disponibile.

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