19 Settembre 2024

Fonte: La Stampa

di Emanuele Bonini

Il rapporto sui Paesi dell’Ue realizzato nel quadro del semestre europeo punta il dito sul nostro paese. «Italia è un pericolo di contagio per i Paesi dell’Eurozona e dell’Ue tutta»


Processo di riforme «in stallo», le più recenti misure politiche prese dall’attuale governo che «fanno marcia indietro» rispetto al percorso intrapreso in precedenza, una anemia nella crescita legata a «problemi di vecchia data» che continuano a non essere affrontati. Il giudizio della Commissione europea sull’Italia è piuttosto severo, ma non sorprende. Il rapporto sui Paesi dell’Ue realizzato nel quadro del semestre europeo, il processo di coordinamento e monitoraggio delle politiche economiche, si riferisce a ricette mai apprezzate dall’esecutivo comunitario.

La situazione: poca crescita, tanti problemi (irrisolti)
I problemi sono quelli noti: poca crescita, troppo debito. Un circolo vizioso che si trascina da tempo e che se non si spezza continuerà a rappresentare «rischi con rilevanza transfrontaliera». L’Italia è e resta un pericolo di contagio per i Paesi dell’Eurozona e dell’Ue tutta. La Penisola, in sostanza, ha squilibri eccessivi e resterà sotto osservazione della Commissione europea. Solo Cipro e Grecia vantano a oggi un trattamento analogo.
L’esecutivo comunitario registra il persistere di una debole crescita e produttività, dovuta a «questioni di vecchia data» quali il funzionamento dei mercati del lavoro, dei capitali e dei servizi, «aggravato» dalla debolezza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario. Sono le riforme che l’Ue chiede al Paese da anni. Per tutta risposta si riscontra un’agenda di riforme «ampiamente in stallo».

La manovra del popolo non piace
L’arrivo del governo del cambiamento non ha cambiato le cose, a dispetto degli slogan e delle intenzioni dichiarate. Passi avanti non ce ne sono. Al contrario, «la legge di bilancio per il 2019 comprende misure politiche che fanno marcia indietro su elementi di importanti riforme precedenti, n particolare nel settore delle pensioni». E’ la bocciatura della «quota 100» voluta dalla componente leghista del governo Conte.
Mentre sul reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, aleggia l’incertezza. «Il suo successo dipende in gran parte dall’efficacia della sua governance». Dipende in sostanza da come verrà attuata.Più in generale, il debito pubblico italiano in relazione al Prodotto interno lordo (Pil), fattore di preoccupazione, «non dovrebbe diminuire nei prossimi anni, poiché le deboli prospettive macroeconomiche e gli attuali piani fiscali del governo, sebbene meno espansivi rispetto ai piani iniziali per il 2019, comporteranno un deterioramento del surplus primario». E’ la bocciatura delle strategie del governo.

Bisogna fare le riforme
«Per sbloccare pienamente il potenziale di crescita economica c’è bisogno di riforme strutturali», ribadisce il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. Del resto, sottolinea l’esecutivo comunitario, l’aggravarsi o l’attenuazione degli squilibri macroeconomici «dipenderà in modo cruciale» dalle politiche per migliorare la qualità delle finanze pubbliche italiane, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione pubblica e della giustizia, insieme alle politiche per migliorare il contesto imprenditoriale e rafforzare il mercato del lavoro.

La rotta è tracciata. «E’ importante che i governi agiscano per ridurre il debito e aumentare la produttività», dice il commissario per gli Affari economici, Pierre Moscovici. Non è la prima volta che lo dice. Rischia di non essere l’ultima. La Commissione europea seguirà «da vicino» gli sviluppi in Italia e valuterà le iniziative politiche e gli impegni per affrontare gli squilibri.

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