22 Novembre 2024
ponte stretto Messina

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Il terzo big mondiale scende in campo per la costruzione del Ponte sullo stretto di Messina. Pei Minshan, deputy GM:«Abbiamo l’esperienza e le competenze giuste per realizzare l’opera»

Il terzo big mondiale delle costruzioni ha in portfolio nientemeno che il ponte da 54,7 chilometri sul mare tra Hong Kong e Macao. China Communications Construction Company (CCCC) è un mastodonte nato dalla fusione di China Harbor Engineering Company (CHEC) e China Road and Bridge Corporation (CRBC) con le gru di ZPMC che, chiusa la fase acuta della pandemìa, torna pienamente operativo.

I dossier aperti
Su quali dossier, lo spiega al Sole 24 Ore Pei Minshan, deputy general manager, ingegnere civile specializzato in ponti.
Che ruolo può avere ancora l’Italia nei vostri piani? Nella delegazione guidata cinque anni fa dal segretario generale Xi Jinping c’erano Wang Jingchun, presidente esecutivo, e il direttore generale, Changmiao Zha. L’Italia è appena tornata operativa sulla costruzione del ponte da dieci miliardi di euro sullo Stretto di Messina.
Sì, abbiamo appreso che il decreto del 16 marzo del Consiglio dei ministri italiano è stato firmato, il che consente l’immediata ripresa della progettazione e costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Sappiamo che il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha emesso un avviso in cui si afferma che il progetto del ponte utilizzerà il piano tecnico del 2011 e realizzerà il ponte strallato (cioè sospeso, con l’impalcatura retta da una serie di cavi ancorati a piloni di sostegno, ndr) più ampio al mondo, ben 3,2 chilometri.
Un piano adeguato ai più recenti standard tecnologici, di sicurezza e ambientali. In qualità di più grande società di progettazione e costruzione di ponti al mondo, CCCC è sicuramente molto interessata all’implementazione del progetto. Speriamo di poter utilizzare la nostra tecnologia già collaudata nella costruzione di altri due ponti simili per contribuire a promuovere lo sviluppo economico e l’integrazione nel Sud e nel Nord dell’Italia.
Negli ultimi anni si è consolidata l’alleanza tra Genova e Pechino, tra il porto e CCCC, per realizzare alcune delle grandi opere per lo sviluppo locale, dallo spostamento della diga davanti al porto per l’ampliamento dello stabilimento Fincantieri. Come procedono i lavori?
CCCC è sempre stata molto interessata a cooperare con l’Italia ed i Paesi della Ue nella costruzione di infrastrutture come i porti. Già nel 2017, ha fornito una soluzione di consulenza progettuale basata sul BIM (build information modeling, ndr) per il nuovo progetto del porto offshore in acque profonde a Venezia; nel 2019 ha fornito 4 gru di banchina, 14 gru a cavalletto su rotaia automatizzate e 7 attrezzature per il Cantiere per il porto di Vado a Genova, oltre a fornire ricambi e servizi di manutenzione full life cycle per il porto di Vado, facendone il primo porto italiano con terminal automatizzato. Tutti lavori che proseguono il loro corso.

Africa, core business
L’Europa, con i ponti Zemun in Serbia e Peljesac in Croazia, l’autostrada nord-sud in Montenegro è nel vostro radar ma, soprattutto, l’Africa, dove il core business è nei porti.
Dai tempi della costruzione del Mauritania Friendship Port negli anni ’70, CCCC è operativa in Africa da quasi 50 anni. Nell’ultimo decennio abbiamo partecipato a oltre 1.500 progetti infrastrutturali, inclusa la costruzione di oltre 7mila chilometri di strade, oltre 100 ponti e 80 porti chiave. Abbiamo voluto dare anche un contributo positivo alla conservazione della biodiversità nel continente con azioni e misure pratiche puntando, anche, dal 2018, a coltivare la professionalità di talenti africani con formazione e borse di studio.

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