Copertura in legge di bilancio. Il sottosegretario all’Economia a Radio24: «Nessuna conflittualità tra Meloni e Salvini»
È uno dei capitoli più controversi, croce per gli ambientalisti e delizia per i governi: il Ponte sullo Stretto di Messina, periodicamente alla ribalta e famoso ancor prima di posare la prima pieta. In ballo ci sono 12 miliardi di euro, milione più, milione meno. La bandiera politica dell’opera, tutta berlusconiana, è stata raccolta dal ministro leghista Matteo Salvini che ha giurato che questa volta si farà. E tra decreti e reviviscenze di contratti decaduti arriviamo alla manovra. «Carta canta», ha detto trionfante il 16 ottobre in conferenza stampa dopo l’approvazione del decreto anticipi in Cdm. «E smentendo settimane di chiacchiere a vuoto su diversi giornali – ha punzecchiato – c’è la copertura necessaria per il collegamento stabile tra Sicilia, Italia ed Europa». Un’indicazione ufficiale sull’entità dello stanziamento lo fornisce il sottosegretario leghista al Mef Federico Freni che in un’intervista al quotidiano La Repubblica afferma che «per il 2024 sono previsti circa 700 milioni, le risorse necessarie per avviare i lavori entro l’estate». L’altro elemento sottolineato dal sottosegretario del Carroccio è la quantificazione di medio periodo: «Gli stanziamenti saranno crescenti, di anno in anno, arrivando già nei prossimi tre a circa 3,5 miliardi». Freni ospite il 22 ottobre del Caffè della Domenica condotto da Maria Latella ha anche smentito le voci di frizioni tra la premier e il suo vice. «Non vedo proprio alcuna conflittualità tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini – ha detto ai microfoni di Radio24 – conosco le due persone personalmente». E poi ha aggiunto: «Capisco che i giornali debbano alimentarsi di questo ma il fatto ci siano due visioni differenti è sano, si possono avere idee diverse».
Ma torniamo al Ponte e alle sue coperture. Nei giorni scorsi a mettere il timbro sugli stanziamenti per l’opera ci aveva pensato il titolare di via XX Settembre, Giancarlo Giorgetti, che però si era prudentemente tenuto alla larga dai dettagli lasciando immaginare che sui numeri ci fosse al lavoro ancora la lima dei tecnici. Nessuna meraviglia, come ha sollevato qualcuno, sulla ripartizione annuale degli importi: «Come tutte le opere pubbliche, il Ponte è finanziato per l’intero ammontare, che sono 12 miliardi nella proiezione pluriennale – ha scandito il titolare del Mef -. Sono stanziati nell’orizzonte temporale dei primi tre anni le prime tre quote a salire. La collocazione temporale risente della tempistica, che prevediamo realisticamente si possano dispiegare: sono prevalentemente concentrate nel 2025 e 2026».
L’orizzonte temporale è il 2032, anno da segnare in rosso sul calendario, visto che in quei dodici mesi molte cose (buone) dovrebbero accadere nel mondo delle infrastrutture: non ultimi l’apertura del Brennero e soprattutto la Torino-Lione. La caccia ai fondi in manovra per il Ponte è costellata dalle previsioni più disperate con numeri che ballano e anche parecchio. E se il Documento programmatico di bilancio 2024 dichiara che «la manovra assicura inoltre le risorse necessarie per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e di diversi investimenti a vantaggio delle Regioni, degli enti locali, da destinare alla progettazione, e delle amministrazioni centrali», fa un passetto in avanti il Comunicato di Palazzo Chigi diramato poco dopo il Cdm del 16 ottobre. «La manovra assicura le risorse necessarie per avviare i lavori di costruzione del ponte sullo Stretto di Messina e diversi investimenti a vantaggio delle Regioni (50 milioni), enti territoriali (per la progettazione 100 milioni) e amministrazioni centrali (circa 27 miliardi nel periodo 2024-2038)». Più di qualcuno in queste righe ha letto l’assegnazione al Ponte di 50 milioni di euro per il 2024 ma in realtà fonti vicine a Palazzo Chigi hanno parlato di uno stanziamento di 500 milioni sempre per il prossimo anno. Da 50 a 500 milioni e poi a 700 è un bel salto, ma ce n’è uno ancora più lungo visto che nei Palazzi si parla di una cifra che arriva al miliardo di euro. La partita degli stanziamenti segna il primo passo della messa a terra, il segnale che si fa sul serio. Ma per il Ponte è appena cominciata: ci saranno poi da affrontare tutti gli altri nodi dell’opera delle opere, la più sognata, la più denigrata. Quella che giace da mezzo secolo dentro un plastico.