Le uccisioni di donne sono in aumento in tutti i Paesi. E non possiamo che considerarle come una voglia di vendetta per l’offesa che viene fatta a un antico concetto di virilità basato sul possesso, il dominio e il controllo sul corpo femminile

Ne ho scritto già tante volte ma non posso fare a meno di tornare a parlarne perché ormai è diventata notizia di tutti i giorni. Non è soltanto l’uccisione di una fidanzata, di una moglie, di un’amante che colpisce, ma la furia con cui un uomo, quasi sempre giovane, insiste nell’infierire su quel corpo che lui dice di amare e considera di sua proprietà.
Ho sentito alla radio la storia di una ragazza che è sopravvissuta a una vicenda terrificante: la giovane donna sposata e incinta, era perseguitata da un collega di lavoro che diceva di amarla. Lei lo respingeva, ma non rifiutava di parlargli pensando che comunque sarebbe rimasto un rapporto soprattutto di lavoro e di amicizia fra colleghi. Una mattina l’uomo le ha annunciato che aveva qualcosa di importante da dirle. Lei è andata all’incontro pensando che dovesse discutere del lavoro comune. Lui invece, appena l’ha vista ha preso a picchiarla gridando: «Se non sarai mia non sarai di nessuno». Poi ha tirato fuori un coltello dalla tasca e le ha sferrato due coltellate. Quando lei è caduta in un lago di sangue, ha preso una tanica che aveva in auto e l’ha cosparsa di benzina e poi le ha gettato addosso un cerino acceso. Quindi è scappato. Lei si è trascinata fino alla strada dove qualcuno si è fermato e l’ha accompagnata in ospedale. È stato un caso che si sia salvata perché il coltello non aveva toccato organi vitali e il fuoco aveva stentato a coprirla tutta. È rimasta sfigurata ma viva. Tante altre sono morte in situazioni simili. La domanda che ci facciamo è: perché tanta furia? Da dove viene questo delirio di rabbia cieca e voglia di distruggere un corpo femminile?
Qualcuno dice che questo è sempre successo ma solo ora se ne parla. Le statistiche ci dicono che non è così. Le uccisioni di donne sono in aumento in tutti i Paesi. E non possiamo che considerarle come una voglia di vendetta per l’offesa che viene fatta a un antico concetto di virilità basato sul possesso, il dominio e il controllo sul corpo femminile. Gli assassini, uomini fragili e impauriti, diventano così dei sicari che non sanno di stare rivendicando un potere culturale millenario. L’Istat parla di 45.000 femminicidi all’anno nel mondo (rilevazione del 2019. Fra l’altro negli anni seguenti i casi sono aumentati) . Ovvero sarebbero 5 femminicidi ogni ora. Come non considerarlo un fenomeno attuale che nasce come rifiuto e rivolta contro le nuove conquiste civili di libertà e autonomia che rivendicano le donne?

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