Fonte: Corriere della Sera
di Daniele Manca
L’Italia ha ancora molta strada da fare. Possiamo e dobbiamo puntare ad avere una crescita più alta. Lo indicano alcune cifre che marcano il nostro ritardo. Confrontando i dati dal 2007 a inizio 2017 si deve registrare un meno 6,8% di prodotto interno lordo (Pil), vero anno di inizio della crisi. Nell’analogo periodo i consumi segnano un meno 4,2%. Ma per comprendere quanta crescita si è persa in questi anni, diventa estremamente significativo il dato relativo agli investimenti, vero motore della ripresa. Ebbene, siamo a quota meno 27%. Se si esamina poi, come fatto da Lavoce.info, la cifra relativa agli investimenti pubblici, anche nel 2016 si è dovuta registrare una flessione per il settimo anno consecutivo. Dai 54 miliardi del 2009 si è scesi a 35 miliardi, pari al 2,1 per cento del Pil contro il 2,9 del 2007. A questi numeri si affiancano, però, quelli relativi alla fiducia. Ad agosto scorso l’indice di fiducia dei consumatori (con base 100 nel 2010) era a 110,8 (nel 2016 stesso mese era 108,8), mentre nel 2008 era a 93,3. Analogo indicatore per le imprese: l’indice era a 107 nell’agosto scorso, a 99,2 nel 2016, a 93,1, nel 2008. Numeri simili dovrebbero indicare una ripresa degli investimenti. Cosa che non è avvenuta. L’età media dei mezzi di produzione nel 2012 era pari a 17,1 anni, ma era salita nel 2016 a 19,7. Va detto però che mentre nel 2012 gli impianti erano usati al 70% lo scorso anno la quota era salita all’80%. Le imprese insomma sembrano essere di nuovo pronte per investire e produrre. E lo dimostrano i dati sulla produzione diffusi settimana scorsa con una crescita tra agosto 2016 e luglio 2017 del 2,5% (incremento superiore anche al 2,1% della Germania). Certo governo, pubblica amministrazione e magistratura devono fare la loro parte fornendo un quadro sicuro e agevolando (non ostacolando) la libera impresa e con essa crescita e lavoro. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.