Fonte: La Stampa
di Paolo Boroni
Il premier convoca gli Stati generali dell’economia: “Serve una riforma fiscale”. E poi attacca Confindustria
Adesso che l’emergenza sanitaria è alle spalle, «anche se il virus non è ancora scomparso», occorre prendere di petto l’emergenza economica, ha annunciato ieri in conferenza stampa il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Che dopo aver già messo sul tavolo 80 miliardi di euro, «l’equivalente di tre manovre», ora lancia gli «Stati generali dell’economia» convocando forse già per lunedì prossimo a Villa Pamphili, «i principali attori del sistema Italia, parti sociali, associazioni di categoria e singole menti brillanti» per un confronto di idee aperto anche all’opposizione. La base di partenza di questo «nuovo inizio», per citare Mattarella, sarà il lavoro tecnico svolto dalla commissione Colao che sarà consegnato a giorni. Quindi si cercherà di tirare le somme per mettere a punto «in fretta», «con coraggio e lungimiranza» un piano di Rinascita del Paese.
Dal Recovery fund, l’Italia avrà a disposizione risorse ingentissime, una somma che per Conte va spesa però «bene» e che «non può essere considerata un tesoretto per il governo di turno, ma una somma messa a disposizione dell’intero Paese». Quanto al Mes ha sostenuto di non aver cambiato idea: «quando avremo tutti i regolamenti li studierò, li porterò in Parlamento e decideremo. Sembrano soldi regalati, ma ricordo a tutti che è un prestito».
Investimenti e riforme
I pilastri del nuovo Piano sono quelli già delineati in queste ultime settimane: si tratta innanzitutto di modernizzare il Paese, sul fronte della digitalizzazione, incentivando i pagamenti elettronici, portando la banda larga in tutta Italia, quindi occorre sostenere la capitalizzazione delle imprese e rendere strutturali misure Ace e Industria 4.0 e vanno rilanciati gli investimenti pubblici e privati, puntando innanzitutto sulle reti telematiche, idriche ed energetiche, quindi occorre accompagnare il percorso di transizione energetica e potenziare l’offerta formativa assumendo migliaia di nuovi ricercatori. Mentre sulla scuola si punta ad una riapertura «in presenza» a settembre grazie ad aule rinnovate.
Occorre poi ridurre i tempi della giustizia penale e civile e riformare il Codice civile. Come pure il Fisco, per rendere il nostro sistema più equo ed efficiente («e far pagare tutti ma tutti meno») introducendo una reale progressività, e per il Sud una fiscalità di vantaggio.
Infrastrutture, Av e Ponte
Tanto il lavoro da fare sul fronte delle infrastrutture. Per Conte bisogna puntare ad una «alta velocità di rete», raddoppiando la linea Pescara- Lecce, portando l’alta velocità in tutta la Sicilia, realizzando un collegamento tra Roma e Pescara e tra Reggio Calabria e Taranto. Va poi completata la Milano-Venezia e vanno connessi porti e aeroporti alla rete stradale. E il ponte sullo Stretto? gli è stato chiesto dai giornalisti. «Io non voglio declamare opere immaginifiche – ha risposto il premier –. Quando ci metteremo al un tavolo valuterò senza pregiudizi».
«C’è tanto da fare» ha sottolineato Conte. Che per mandare avanti questa enorme mole di progetti punta sia sui fondi europei sia sul decreto semplificazioni col quale a breve verrà rivisto il reato di abuso d’ufficio e sarà circoscritto meglio il danno erariale ed in parallelo saranno però anche introdotti controlli e protocolli antimafia molto più severi.
Il presidente del Consiglio ha poi spiegato che su Autostrade nulla è cambiato («le valutazioni sulla revoca sono ancora in corso») e che non ha mai pensato di sovietizzare le imprese («il governo ha il culto del principio costituzionale della libertà di impresa«).
Quindi ha parlato di Confindustria, giudicando «infelice» e «da rispedire al mittente» la dichiarazione del nuovo presidente Carlo Bononi secondo il quale «questa politica fa più danni del virus». «Abbiamo la responsabilità di governare un Paese e agli Stati generali dell’economia parteciperà Confindustria, parteciperanno tutti e tutti potranno portare ricette» ha spiegato il presidente del Consiglio. Che da Bonomi però si aspetta «progetti lungimiranti, progetti di grande respiro e di impatto per il futuro e benessere collettivo del Paese, non solo richieste di riduzione delle tasse».