Fonte: La Stampa
Il Boeing 737 era partito da soli sei minuti da Addis Abeba con destinazione la capitale del Kenya. Il pilota aveva chiesto e ottenuto il permesso di tornare indietro
Ci sono otto italiani tra le 157 persone morte bordo del Boeing 737 dell’Ethiopian Airlines precipitato stamattina, sei minuti dopo il decollo, tra Addis Abeba e la capitale del Kenya, Nairobi. A confermarlo prima il ministro dei trasporti del Kenya, James Macharia, poi la stessa compagnia aerea nel corso di una conferenza stampa.
Chi sono gli otto italiani deceduti nello schianto aereo
Tra le vittime italiane c’è l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, Sovrintendente del Mare della Regione. Poi una coppia toscana, un medico e la moglie: Carlo Spini, 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia, e Gabriella Vigiani, appartenenti a una onlus lombarda con Matteo Ravasio. Sull’aereo precipitato viaggiava anche Paolo Dieci,presidente della ong Cisp e rete LinK 2007, associazione di coordinamento consortile che raggruppa importanti Organizzazioni Non Governative italiane . I nomi delle altre vittime italiane sono Maria Pilar Buzzetti, Rosemary Mumbi e Virginia Chimenti, quest’ultima funzionaria Nazioni Unite WFP.
L’elenco degli stranieri a bordo
Tusa era diretto in Kenya, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. Per domani a Nairobi è in programma la quarta assemblea Onu sull’ambiente ed è possibile che sul volo fossero presenti delegati di molti Paesi stranieri. Complessivamente si parla di 149 passeggeri e otto membri dell’equipaggio di 33 nazionalità diverse. Secondo un primo elenco ci sarebbero stati 32 cittadini kenyani, 9 etiopici, 18 canadesi, 8 provenienti da Cina, Usa e Italia; 7 da Francia e Gran Bretagna, 6 dall’Egitto, 5 olandesi e 4 da India e Slovacchia. Poi persone provenienti anche da Austria, Svizzera, Russia, Marocco, Spagna, Israele, Belgio, Indonesia, Uganda, Yemen, Sudan, Serbia, Togo, Mozambico, Rwanda, Somalia, Norvegia, Irlanda.
Almeno dieci persone che a vario titolo lavoravano per le Nazioni unite è morta nello schianto del volo Ethiopian Airlines in Etiopia, sulla rotta Addis Abeba-Nairobi. Lo ha dichiarato una fonte dell’Onu: «Ci aspettiamo almeno una decina di vittime legate all’Onu»”. È possibile vi siano degli interpreti che andavano a Nairobi per la conferenza ambientale prevista in settimana. Tra le vittime c’è anche un ex segretario generale della Federcalcio keniana (Kff), Hussein Swaleh. Lo riferisce il sito Breaking Kenya News citando una fonte della Football Kenya Federation. La fonte ha precisato che Swaleh stava tornando da una partita di «Caf Champion League», l’ex Coppa dei campioni d’Africa, tra l’egiziana Ismailia e la Tp Mazembe della Repubblica Democratica del Congo disputatasi venerdì al Cairo e in cui aveva ricoperto il ruolo di match commissioner.
Il luogo dell’incidente
L’incidente è avvenuto questa mattina alle 8,44 locali: l’aereo era decollato alle 8,38 dall’aeroporto di Bole diretto a Nairobi, in Kenya, ed è precipitato 62 chilometri a sud-ovest dalla capitale etiopica, vicino alla città di Bishoftu.
Il pilota aveva chiesto e ottenuto il permesso di tornare indietro
Ancora nessuna indicazione sulla causa dello schianto, ma il pilota si era accorto che il velivolo aveva un problema così aveva chiesto e ottenuto il permesso di tornare a terra con un atterraggio di emergenza. Lo ha dichiarato Tewolde Gebremariam, Ceo della Ethiopian Airlinesis. «I controlli e la manutenzione di routine non hanno mai rivelato alcun problema – ha sottolineato -. Era un aereo nuovo di zecca consegnato a novembre 2018» ha sottolineato. Dopo il decollo il velivolo aveva «una velocità verticale instabile», ha riferito il sito Flightradar24. Si tratta della velocità ascensionale dell’aereo che indica quanta quota si guadagna fase di cabrata. L’aereo era nuovissimo, operativo da appena quattro mesi.
L’amministratore delegato della compagnia aerea si è recato sul posto in cui il Boeing è precipitato. La foto è stata poi pubblicata sul profilo Twitter ufficiale della Ethiopian.
A dare la notizia primo ministro etiope
Questa mattina il primo a dare la notizia del tragico incidente aereo è stato l’ufficio del primo ministro etiope Abiy Ahmed, esprimendo “a nome del governo e del popolo etiope”, le “più sentite condoglianze alle famiglie di coloro che hanno perso i loro cari” che si trovavano a bordo del volo di linea della Ethiopian Airlines decollato da Addis Abeba e diretto a Nairobi.
Il cordoglio del premier Conte
Su Twitter, il premier Giuseppe Conte ha scritto: «Oggi è un giorno di dolore. Nell’aereo della Ethiopian Airlines precipitato dopo il decollo da Addis Abeba vi erano anche nostri connazionali. Ci stringiamo tutti ai familiari delle vittime rivolgendo loro i nostri partecipi, commossi pensieri».
La storia della Ethiopian Airlines
La Ethiopian Airlines, di proprietà statale, è fra le maggiori compagnie aeree dell’Africa con una decina di milioni di passeggeri all’anno. Nel 2018 ha trasportato 10,6 milioni di passeggeri. Il suo ultimo incidente di rilievo risaliva al gennaio 2010 quando un aereo era precipitato nel Mediterraneo poco dopo il decollo da Beirut, uccidendo le 90 persone a bordo. L’incidente più grave risale al novembre 1996 quando durante un dirottamento su un volo tra Addis Abeba e Nairobi i motori del velivolo si arrestarono perché si era esaurito il carburante e nell’atterraggio d’emergenza in mare il velivolo urtò la barriera corallina dell’Oceano Indiano.Morirono 123 delle 175 persone a bordo. Nel settembre 1988 un Boeing 737 in decollo da Bahir Dar urto’ uno stormo di volatili: un reattore finì subito fuori uso e il secondo si spense durante la fase di atterraggio d’emergenza: morirono 31 dei 105 passeggeri.
Il Boeing 737 precipitato è del tipo «800MAX», lo stesso dell’aereo dell’Indonesiana Lion Air che cadde il 29 ottobre scorso nel Mare di Java pochi minuti dopo il decollo causando la morte delle 189 persone a bordo. Lo ricorda il sito della Deutsche Welle. Quel disastro era stato il peggiore dell’Indonesia dopo quello da 234 vittime del volo interno Garuda del settembre 1997 diretto a Medan, a Sumatra.