Fonte: La Stampa
di Carlo Bertini
I dem vogliono rinviare di sei mesi l’abolizione per varare la legge sui tempi certi dei processi penali
«E’ giusto che la riforma della prescrizione entri in vigore a gennaio». La mossa del premier sulla giustizia spiazza i Dem e fa esplodere una forte irritazione tra i banchi di Camera e Senato dove deputati e senatori non accettano più di piegare la testa ai diktat dei grillini. «Ora basta», è il grido che si diffonde nelle chat dei Dem che chiedono di varare in parallelo allp stop della prescrizione una legge per accelerare i tempi dei processi. «Sarebbe il caso che i 5stelle non tirino troppo la corda», avverte Michele Bordo, «per noi la priorità è la durata ragionevole dei processi e le garanzie proposte dal ministro Bonafede per assicurare processi rapidi con tempi certi non sono soddisfacenti». Insomma il Pd non si fida delle promesse.
Un nodo, quello della prescrizione, che vede i due partiti di maggioranza su sponde contrapposte e che Conte si è impegnato a sciogliere, anche se nel secondo vertice sul tema da lui presieduto non si è approdato a nulla. E lo schierarsi di Conte a fianco dei grillini fa infuriare quelli che da giorni cercano una mediazione, come l’ex Guardasigilli Andrea Orlando, e che ora si vedono la porta sbarrata. «Così non va», è la linea di Zingaretti e Orlando, che non accettano di piegare la testa. Il premier però parla chiaro e fa capire che le richieste del Pd sono legittime, ma che la road map resta quella. «Rispetto alla soluzione che entra in vigore a gennaio 2020, per cui la prescrizione viene meno dopo una sentenza di primo grado, ho detto che non c è un particolare rischio immediato perché semmai i nodi verrebbero al pettine laddove sarà accertato il reato. Quindi stiamo parlando degli anni a venire. Questo non significa che non ci sia necessità di assicurare un sistema di garanzie adeguate per rispettare il vincolo costituzionale della durata ragionevole dei processi. Quindi quella norma sulla prescrizione per me è giusto che ci sia perché è il segnale che in Italia le verifiche giudiziarie si completano con assoluzione o condanna. Altrimenti sfoceremmo nella giustizia denegata».
«Non va bene la linea portata avanti da 5stelle», tuonano al Nazareno, dove certo non gradiscono che Conte sposi in sostanza il muro di gomma alzato da Bonafede. «Mancano soluzioni per accelerare i processi», spiega Orlando. «Così non va», avvertono fonti della segreteria Pd, facendo notare come questo sia l’ennesimo braccio di ferro con i 5stelle, che non sono disposti a cedere su niente. Certo non è un buon viatico a chi vorrebbe veder realizzata la linea imposta da Grillo di andare a braccetto col Pd. E che invece vede da pochi giorni a questa parte solo manifestazioni di ostilità da parte dell’alleato, sulle regionali e su tutto il resto, malgrado le buone intenzioni sbandierate non più tardi di sabato.
Bastano sei mesi di rinvio per la legge che dal primo gennaio abolisce la prescrizione – dice il Pd – per realizzare in parallelo, una riforma storica che dà certezza dei tempi dei processi penali. Le due cose devono infatti procedere di pari passo. Il Pd vorrebbe che Bonafede accettasse «questo breve rinvio della sua legge», ma i 5stelle fanno muro. «Di Maio si tolga dalla testa che M5S detti l’agenda dei provvedimenti», sbotta il capogruppo Andrea Marcucci. Il rinvio – spiegano i parlamentari Dem che seguono la pratica – basterebbe ad approvare e far entrare in vigore una salvaguardia dell’indagato e del processato in termini di estinzione del procedimento quando questo duri troppo. Una sorta di prescrizione processuale, che prevede l’ estinzione del procedimento o del processo se il decorso è eccessivo. «In conformità all’articolo 111 della Costituzione sui tempi certi e celeri del processo penale», spiega Carmelo Miceli della Commissione Giustizia. Ma la querelle, deflagrata anche ieri, rischia di trasformarsi in un grosso incidente per il governo se i grillini non accetteranno un compromesso. Tanto più che Zingaretti faticherà a tenere a bada le truppe quando andrà ai voti nei prossimi giorni la proposta di legge dell’azzurro Enrico Costa che abroga la legge Bonafede. Una proposta di legge che molti tra i Dem sono tentati di votare nel caso ricevessero picche dagli alleati grillini. Orlando ne ha parlato con lo stesso Costa, senza assicurare una sponda del Pd oggi alla capigruppo che deciderà quando calendarizzare la sua legge che abroga la legge Bonafede. «Prima bisogna cercare una mediazione nella maggioranza», frena Orlando. Ed ha buon gioco la Gelmini ad attaccare. «Partito democratico e Italia Viva, dopo aver annunciato nelle scorse settimane barricate contro questo provvedimento, sembrano – ci auguriamo di essere smentiti – aver alzato bandiera bianca».