Fonte: La Stampa
Affluenza oltre 1,8 milioni di elettori. Renzi: «Vittoria bella e netta»
Nicola Zingaretti è incoronato nuovo segretario del Pd con un bagno di consensi nel voto popolare delle primarie: con un’affluenza oltre il milione e ottocentomila votanti, il governatore del Lazio avrebbe ottenuto fra il 66 e il 70 per cento, secondo il suo comitato, largamente al di sopra della maggioranza necessaria del 50% più uno. La sua leadership viene riconosciuta da tutti i big del partito, a partire dagli altri candidati.
«Ho chiamato Nicola Zingaretti, che sarà il prossimo segretario del PD – twitta Giachetti, terzo nella fase del congresso nei circoli – per complimentarmi per il suo risultato ed anche per il risultato della partecipazione alla quale abbiamo contribuito tutti. #altrochemacerie». Ma c’è anche la concessione della vittoria di Maurizio Martina, che al `primo turno´ aveva chiuso a 12 punti da Zingaretti: «Buon lavoro, buon lavoro Segretario!- twitta l’ex reggente -. Contento di avere contribuito a questa bellissima giornata. Da oggi sempre più #fiancoafianco nel PD per l’Italia».
«Quella di Nicola Zingaretti è una vittoria bella e netta. Adesso basta col fuoco amico – lo saluta Matteo Renzi -: gli avversari politici non sono in casa ma al Governo. Al segretario Zingaretti un grande in bocca al lupo. A Maurizio, Bobo e a tutti i volontari grazie. Viva la «democrazia». Dall’ex Rottamatore in giornata anche la promessa di evitare il «fuoco amico» del quale si è sentito a lungo vittima lui stesso.
Nel pomeriggio, parlando già quasi da segretario in pectore, Zingaretti aveva detto: «Sono contento di queste lunghe file in tutti i Comuni italiani, avevo chiesto fiducia e passione come i grandi punti di ripartenza. Ora sta a noi non tradire questa fiducia, e se tocca a me giuro che non la tradirò mai». E a lui toccherà tentare di risollevare il Pd già in vista della difficile sfida delle Europee.
In attesa dei dati ufficiali che arriveranno dopo le 23 dalla Commissione Congresso, al comitato di Zingaretti – vicino al Circo Massimo – c’è aria di festa per l’ulteriore tappa: Dal consiglio comunale di Roma all’Europarlamento, dalla presidenza della Provincia di Roma a quella della Regione Lazio, dove è stato rieletto a marzo scorso mentre il Pd si inabissava, fino alla segreteria. In via dei Cerchi militanti e volontari si mischiano ai parlamentari che hanno sostenuto il candidato, tra loro la coordinatrice della mozione Paola De Micheli e il deputato Roberto Morassut. C’è anche il `grande elettore´ Dario Franceschini, che con la sua AreaDem ha spostato parecchi voti.
Zingaretti diventa segretario di un partito, il principale di opposizione nonostante tutto, che a un anno meno un giorno dal tracollo delle politiche del 4 marzo sembra dare un segno di vitalità e alle primarie porta al voto un milione e mezzo di persone, secondo i dati ufficiali, ma quasi un milione e ottocentomila secondo quelli ufficiosi. Fin dalla mattina si sono viste file in molti dei circa 7.500 seggi allestiti in circoli e gazebo, tanto che in molti casi si è dovuto tenere aperta la `sezione´ oltre le 20 per permettere a tutti di votare. L’ultima volta, per la rielezione di Matteo Renzi, avevano partecipato alle primarie circa 1,8 milioni di persone, ma era un altro Pd e l’affluenza di oggi non era scontata.
I maggiorenti del partito hanno votato nelle rispettive città: tra i candidati, Zingaretti e Giachetti a Roma, Martina a Bergamo. Renzi, ultimo a essere eletto, ha votato a Firenze andando al seggio in vespa. A Roma ha votato Paolo Gentiloni, che con Zingaretti potrebbe diventare presidente del Pd e forse anche candidato premier. Molti gli uomini di spettacolo visti ai gazebo, tra cui Roberto Benigni, Paolo Virzi’, Nanni Moretti, Francesco Guccini, Renzo Arbore e Stefania Sandrelli, tra gli altri.
LA GIORNATA DI VOTO
Le ciambelle inviate da un seggio all’altro da Calenda a Gentiloni e l’ultracentenaria ligure in coda coi militanti, la maglietta con il motto di un supereroe di Zingaretti e i giovanissimi al primo voto, ma anche le svastiche sulla sede di un circolo del Veneziano. Istantanee di una domenica di Primarie – benedetta da un clima primaverile – che lascia più che soddisfatti i vertici Pd. Si cercava la mobilitazione popolare, ed è arrivata: da nord a sud, da Milano a Palermo, la base del centrosinistra ha risposto all’appello affollando circoli e gazebo – 7000 seggi, 35 mila volontari mobilitati – tanto da spingere già in mattinata la commissione nazionale per il Congresso a stilare una delibera per autorizzare le fotocopie delle schede.
Tra gli elementi che hanno sospinto il voto, a un anno quasi esatto dal tracollo del Pd alle politiche del 4 marzo, la manifestazione antirazzista di Milano. Al Comitato tra gli altri Paola De Micheli – coordinatrice della mozione, e il deputato Roberto Morassut. Zingaretti è atteso in tarda serata.
«Una bella giornata», dicono tutti i protagonisti, ma anche un segnale verso Palazzo Chigi. «Non è un voto contro il governo – ammonisce però dal suo seggio di Bologna il “padre” del Pd Romano Prodi – ma per il cambiamento». Matteo Salvini si sente comunque chiamato in causa: «Rispetto le idee di tutti – minimizza il vicepremier – ma hanno già governato male per anni: il presente e il futuro siamo noi».
Per tutta la giornata, comunque, i social si riempiono di foto di code, ovunque, a partire da Roma, dove hanno votato anche Roberto Benigni, a Testaccio, e Gigi Proietti, sulla Cassia. Nella capitale al seggio anche Nanni Moretti Paolo Virzì, Renzo Arbore e Stefania Sandrelli. Mentre il noto cantautore Francesco Guccini si è presentato in un circolo degli Appennini, al confine tra Toscana ed Emilia Romagna.
In Piemonte, a Bardonecchia, si vota anche con gli sci in spalla. Ci sono gli under 18 e perfino gli over 100 come la signora Teresa, 104 anni, che non rinuncia a votare al suo seggio nel Savonese: «Sono di nuovo qui» saluta. Fila ai gazebo anche in Calabria, Puglia, in Friuli-Venezia Giulia e Umbria, dove si è votato anche nelle aree colpite dal terremoto. Ad alimentare il colore della giornata anche le affermazioni di Vittorio Di Battista, papà del big M5s Alessandro, che fa sapere di avere votato tre volte nei seggi allestiti dai Dem. Fatto smentito recisamente dall’organizzazione laziale: Non ha mai votato.
A macchiare la giornata però le svastiche e le frasi inneggianti a Mussolini trovate stamattina a Campalto (Venezia) sui muri del circolo dem, e qualche polemica a livello locale: a Striano (Napoli) un presidente si è rifiutato di aprire un seggio accusando i dirigenti di non aver condiviso le liste dei candidati; proteste invece a Mestre per un’ora di stop al seggio a causa delle chiusure stradali dovute al Carnevale.
Il primo “big” a votare è l’altro “papà” dei dem Walter Veltroni, che alle 8 in punto è già in uno degli oltre 170 gazebo di Roma. Altrettanto mattiniero l’ex ministro Carlo Calenda a Piazza del Popolo, ma nella veste insolita di `scrutatore non votante´: «Non voglio creare fratture», spiega, e invia – complice un fotografo – due ciambelle fritte al suo ex capo del Governo Paolo Gentiloni: `Daje Paolo, un po´ di zuccheri’, scrive sulla busta. Gentiloni se la vede recapitare al suo seggio, ride, ringrazia, ironizza: «Lui scruta… stupendo. Le Primarie? – commenta poi – Una cosa unica nel panorama politico italiano». Intanto, sempre a Roma, Nicola Zingaretti si mette in coda al gazebo di piazza Mazzini. Lo fermano, stringe mani, dibatte con i militanti sui rapporti con il M5s. Poi si toglie giacca e maglione per sfoggiare una maglietta, dono della figlia, con il motto di un supereroe Marvel: `Se c’è qualcosa per cui vale la pena combattere, ti alzi e combatti. Quindi, sono in piedi´.
Nel frattempo, sempre a Roma, il rivale Roberto Giachetti depone la scheda nell’urna, ma il suo leader di riferimento ha già votato: Matteo Renzi era arrivato in Vespa a piazza Tasso, nella sua Firenze, prima delle 9: «Chiunque vinca – aveva affermato l’ex segretario – avrà il sostegno degli altri» a differenza nostra che «siamo stati vittime del fuoco amico». L’altro contendente Maurizio Martina vota invece a Bergamo, preannunciato da un `vocale´ in chat con i suoi in cui cita Totò («Vota Antonio, ah no, vota Martina!»). Poi ribadisce: il mio imperativo è «l’unità dei democratici». Quella dell’elettorato, quantomeno, sembra a tutti un obiettivo già raggiunto.