Fonte: Huffington Post
di Gabriella Cerami
In piazza e in tv. Sindacati da una parte ed esecutivo dall’altra. Scambi di accuse: due diversi Primo maggio. È il segno di un’Italia che ha due narrazioni differenti, due anime contrapposte, una di lotta e una di governo, che percorrono questa Festa dei lavoratori. Per Cgil, Cisl e Uil c’è un Paese “fermo al palo”, per Matteo Renzi invece “l’Italia riparte”. Basta questo linguaggio così dissimile per capire le due facce della società. In questo contesto, il Capo dello Stato chiede di non abbassare la guardia: “Creare lavoro è un dovere costituzionale. Un paese che non riesce ad includere i giovani è un paese fermo. Un paese che esclude i giovani, o li inserisce nel mondo del lavoro in modo precario, si condanna da solo”. E inoltre, l’Italia è “pericolosamente indietro” sull’occupazione femminile, ricorda Sergio Mattarella.
La recessione è alle spalle ma la speranza, ascoltando le piazze in protesta da Genova a Taranto, passando per il Concertone a Roma, sembra essere ancora lontana in questo Primo maggio. Un sondaggio condotto dall’Osservatorio di Demos-Cool e pubblicato su Repubblica dimostra che quasi 7 persone su 10 ritengono che abbia senso celebrare la Festa dei lavoratori ma, contrariamente a ciò che dice Renzi, una larga maggioranza della popolazione non crede alla ripresa. Oltre il 70% delle persone pensano infatti che non sia vero che l’occupazione sia ripartita e solo l’8% ritiene che il Jobs Act funzioni.
Ecco quindi che Susanna Camusso parla di un “Paese che non riparte” dove “la disoccupazione c’è ancora e Renzi non deve stupirsi”. La leader della Cgil dal palco di Genova lancia un avvertimento al governo: “Siamo stufi, siamo in piazza e ci torneremo”, se non arriveranno risposte sui contratti e sulle pensioni. Il premier sceglie invece il programma L’Arena su Rai1 e Facebook per raccontare la sua versione dei fatti e squadernare un po’ di numeri: “Da quando siamo al governo ci sono 398 mila posti di lavoro in più, di cui 354 a tempo indeterminato. E ci sono 373 mila disoccupati in meno. Merito del Jobs Act, certo. Ma non ci accontentiamo perché c’è ancora molto da fare”. Gli ultimi dati pubblicati dall’Istat riferivano di una disoccupazione pari all’11,4%, in calo dello 0,3% rispetto al mese precedente. Ma sempre la numero uno della Cgil aveva detto di essere “stanca” ormai di commentare questi “numeri da prefisso telefonico”. Come in un ping pong replica il premier: “Se Camusso è stanca di commentare Renzi, Renzi è stanco di commentare Camusso. Noi abbiamo messo soldi veri su ricerca e cultura”.
Il riferimento è alla riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica che Renzi ha deciso di convocare per la mattina del Primo maggio prima di andare in tv. E di ciò infatti ha parlando nel salotto di Massimo Giletti: “Ho chiesto ai dirigenti pubblici di sacrificare questo giorno festivo per approvare progetti concreti e così dare un segnale di speranza a chi un lavoro non ha”. Si tratta dello sblocco di 2,5 miliardi di euro per la ricerca universitaria e di un miliardo per i beni culturali e alcune opere infrastrutturali. Tuttavia, anche in questo caso, c’è un’altra Italia, che va in direzione contraria. “Siamo di fronte all’ennesimo annuncio a vuoto di Renzi. I 2,5 miliardi annunciati per la ricerca – dicono i 5Stelle – sono soldi in parte inesistenti e in larga parte già stanziati da anni dai governi precedenti”.
Intanto piazza De Ferrari a Genova si scalda. Carmelo Barbagallo della Uil, con il suo linguaggio sempre ironico, sintetizza così: “L’Italia non riparte, al contrario di quello che dice Renzi. È ferma in stazione e il rischio è che quando riparte va a binario morto”. Ma il premier, via social, quando annuncia lo sblocco dei fondi, ricorda che “un anno fa il primo maggio era la data di partenza dell’Expo: doveva essere un disastro, è stato un successo. L’Italia è più forte di chi dice solo no”. La protesta dei sindacati, in un comizio unitario, prosegue con Anna Maria Furlan della Cisl che chiede “un’Italia diversa, servono grandi riforme”. Quindi lancia un messaggio molto chiaro al governo: “Si occupi del lavoro”.
Possano poche ore e inizia a Roma il tradizionale Concertone, quest’anno “blindato” a causa dei controlli antiterrorismo. L’evento viene dedicato a Giulio Regeni, il ricercatore che si occupava proprio di sindacati, ucciso per cause ancora misteriose in Egitto, e che “vive in ognuno di noi per chiedere giustizia e verità”. Per gli organizzatori ci sarebbero 300mila persone, per la Questura 50mila, ma al di là dei numeri, i giovani si sono riuniti per chiedere “più valore al lavoro”. Di cui lamentano la mancanza e la precarietà. Così, in Piazza San Giovanni, i partiti politici sono banditi.